Femminicidi, indennizzo di 60mila per gli orfani: dalla battaglia dell'Unavi il decreto che rivede le tabelle

Femminicidi, indennizzo di 60mila per gli orfani: dalla battaglia dell'Unavi il decreto che rivede le tabelle
La battaglia vinta per l’equo indennizzo dei figli di donne vittime di femminicidio e delle vittime di stupro ha visto in campo l’Unavi, l’associazione delle...

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La battaglia vinta per l’equo indennizzo dei figli di donne vittime di femminicidio e delle vittime di stupro ha visto in campo l’Unavi, l’associazione delle vittime guidata dalla presidente nazionale, Paola Radaelli.


Il recente decreto legge del governo, che alza i limiti di equo indennizzo per le vittime di reati violenti e dei femminicidi, è l’esito di un lavoro che ha impegnato a lungo Massimo Proietti, legale della famiglia di David Raggi. Ucciso da un marocchino clandestino in piazza dell’Olmo, a Terni, fu vittima di una ulteriore beffa legata all’applicazione della legge 122 del 2006. Conti alla mano, ai genitori fu riconosciuto un indennizzo di 7mila e 200 euro.

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La battaglia di Unavi ha permesso di ottenere un decreto legge che alza le cifre di indennizzo ai familiari di vittime di reati odiosi: 50mila euro per ogni familiare di una vittima di reati violenti invece di 7mila e 200, 60mila euro per i figli la cui mamma è stata vittima di  femminicidio contro gli 8mila e 400 euro previsti dalla 122. E 25mila euro di indennizzo, invece di 4mila e 800, per le donne vittime di stupro.

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«E’ un percorso per il quale ci siamo battuti insieme alla presidente nazionale Unavi, Paola Radaelli - dice l’avvocato, Massimo Proietti,  coordinatore di Unavi per Umbria e Lazio. Sull’aumento delle tabelle abbiamo fatto un lavoro importante e il decreto legislativo del 23 gennaio è il risultato di una serie di attività svolte da Unavi. C’è soddisfazione per il risultato raggiunto - dice Proietti. Questo indennizzo abbiamo l’ambizione di migliorarlo, però rientra entro limiti di logica. Va tenuto conto che si tratta non di un risarcimento, che sarebbe assolutamente inadeguato, ma di un indennizzo che, per onestà intellettuale, è molto prossimo alle nostre proposte». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero