Il fashion blogger Mariano Di Vaio e le nozze da sogno in Umbria

Mariano Di Vaio ed Eleonora Brunacci nella foto postata su Instagram
Un matrimonio d'altri tempi, sulle colline umbre. Mariano Di Vaio, fashion blogger eletto top influencer della moda maschile a livello mondiale, sette milioni di follower nel...

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Un matrimonio d'altri tempi, sulle colline umbre. Mariano Di Vaio, fashion blogger eletto top influencer della moda maschile a livello mondiale, sette milioni di follower nel mondo, icona di stile delle giovani generazioni, che ha aperto il web all'italian style più raffinato, si è sposato domenica pomeriggio con Eleonora Brunacci, giovane avvocatessa perugina. Tanti fan a mandare messaggi, qualcuno arrivato sulla strada per salutare o salito fin nel bosco intorno alla location nella speranza di avere un sorriso e una foto insieme.






Due ragazzi in una cornice da sogno nel verde della più bella campagna perugina. Tutti a festeggiare i due giovani sposi, anche alcuni top del Made in Italy, celebrati in mezzo mondo. Per la cerimonia bianco e color champagne come leit motiv, ed ecco l'abito da principessa, preziosi e romanticissimi pizzi, lungo strascico, firmato Antonella Ribaudo, must di raffinatezza. Per il fashion blogger interpretazioni sorprendenti del “classico” italiano curate dal maestro Carlo Pignatelli.



Intorno ai giovani sposi e al loro sogno tantissimi amici, personaggi del mondo della moda e del web da Los Angeles a Londra alla Svezia, in una cornice da favola moderna creata da un flowers design del jet set come Vincenzo Dascanio, con le suggestioni del grande gospel di Cheryl Porter e i macaron “dedicati” agli sposi da Ladurée Paris. Per ricordare la giornata speciale, perfino la prima volta di un braccialetto esclusivo Cruciani per le nozze.



A tavola? Menu rigorosamente Made in Umbria. Massimo rispetto per la dieta del ventiseienne fashion blogger e signora, ma stavolta anche tartufo e tagliatelle tirate a mano da meravigliose, anziane signore, come una volta. Un altro must. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero