Falsi ricoveri anche per non pagare due euro di analisi

Falsi ricoveri anche per non pagare due euro di analisi
PERUGIA - Nei fascicoli dell'inchiesta sui falsi ricoveri per non pagare il ticket che per 65 casi dell'ospedale di Foligno è arrivata al giro di boa della richiesta di...

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PERUGIA - Nei fascicoli dell'inchiesta sui falsi ricoveri per non pagare il ticket che per 65 casi dell'ospedale di Foligno è arrivata al giro di boa della richiesta di rinvio a giudizio, ci sono perle che raccontano il paradosso di un sistema sanitario in testa alle buone classifiche nazionali ma che scivola sul favore all'amico o al parente.






Il caso record è quello, secondo l'accusa messa in fila dal pm Giuseppe Petrazzini, di un medico (indicato come beneficiario) che il 22 ottobre del 2010 ha effettuato un'analisi del sangue che costava 1,90 euro. Meno di due euro per beffare il sistema sanitario. L'esame sfuggito (meglio, non presentato) al Centro unico di prenotazione è tracciato nel sistema informatico interno dell'ospedale San Giovanni Battista. E la password che porta alla richiesta delle analisi del sangue per il medico donna, è di una infermiera. Anche lei è finita nel listone degli indagati per cui il pm Petrazzini ha chiesto il rinvio a giudizio.

Deciderà il gup Giangamboni nelle udienze preliminari fissate il 4 e il 18 febbraio se quello dei due euro meno dieci centesimi sia un peccato veniale o una sorta di furto ai danni della sanità e di chi si mette in fila e paga regolarmente il ticket. Gli ottocento indagati, di cui 575 dipendenti della sanità pubblica, raccontano di una prassi e di una familiarità a pensare l'ospedale come cosa propria. Bastava una telefonata per mettersi d'accordo con l'infermiere il medico amico o parente e un click sul sistema informatico degli ospedali per far passare ai laboratori la richiesta di analisi inviata da un reparto. Così il sistema del Cup veniva aggirato con il falsi ricovero. C'è anche chi è finito nei guai (è il caso di una infermiera) che ha regalato il salto della lista d'attesa anche a un paziente esente.

Niente truffa per i soldi, ma quell'episodio allunga la lista dei guai per l'infermiera la cui password ha fatto da passepartout a chi è stato favorito sullo sconto. Medici compresi. Ma anche per se stessa. Per esempio il 19 marzo del 2011 il click galeotto ha fatto risparmiare 42,20 euro a un medico del suo reparto e il 4 luglio dello stesso anno ha fatto, secondo l'accusa, tutto da sola. Un bel check up da 53,04 euro pagato interamente dalla collettività. Secondo i carabinieri del Nas che hanno setacciato più di duecentomila prestazioni a rischio truffa, il danno erariale è stato di 1,2 milioni di euro.


Una tombola in cui dentro c'è anche l'euro e novanta centesimi, che non vale neanche un ambo, ma la testa bassa per chi ha beffato la sanità regionale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero