MAGIONE Una storia che continua a riservare colpi di scena. Nella giornata di ieri il giudice per le indagini preliminari di Perugia ha disposto gli arresti domiciliari per...
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Ma c’è di più, dal momento che il sostituto procuratore Franco Bettini ha disposto il fermo per i due egiziani che al momento erano in libertà. Per tutti, secondo quanto si apprende e dunque anche per la donna, l’accusa è di tentato omicidio.
LA RICOSTRUZIONE
Una storia complessa, che sta facendo parlare da giorni, e che ha avuto fin da subito esiti ai limiti dell’incredibile. Nella serata di martedì scorso, infatti, l’allerta scatta all’esterno di un ristorante di San Feliciano e poche decine di metri di strada poco oltre: ci sono complessivamente sette persone ferite. Quattro sono lungo la strada, e si tratta di due donne e due uomini. Altre quattro, sempre due uomini e due donne, vengono trovate all’interno del locale.
La ricostruzione è quasi surreale: i quattro feriti nel ristorante sono i due proprietari, due fratelli, presi a coltellate dai due uomini in una delle due macchine che si sono scontrate a poche decine di metri di distanza, che stavano fuggendo assieme a una delle due donne (l’ex moglie di uno dei ristoratori e attuale compagna di uno degli uomini in auto con lei) che alla guida dell’auto si è scontrata con quella condotta dall’altra donna, più giovane, e che altri non è che la figlia. La ragazza sta appunto correndo verso il ristorante perché ha saputo delle gravi ferite al padre e allo zio direttamente dalla nonna e dalla zia, a loro volta rimaste ferite dentro il locale, per evitare che i due uomini venissero uccisi dai tre aggressori. Questo raccontano ai carabinieri di Città della Pieve, diretti dal capitano Luca Battistella, oltre al fatto di ricordare che l’ex moglie si è messa a urlare «ammazzateli tutti«. Nell’immediato vengono arrestati due egiziani, il terzo è ferito e sta in ospedale. Qualche giorno dopo uno dei due viene scarcerato dal giudice Elisabetta Massini. Ieri l’uomo è stato di nuovo portato in carcere assieme al connazionale prima in ospedale e posti in stato di fermo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero