OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PERUGIA - Sono passati tanti anni, ma fa sempre male. Perché la morte di papà Renato è inevitabilmente ancora una ferita viva, e perché ogni volta che un calciatore si accascia in campo durante una partita è altrettanto inevitabile rivivere quei momenti. Esattamente come sabato durante Danimarca-Finlandia, con quegli interminabili minuti durante i quali si è respirato il terrore che il cuore di Eriksen, centrocampista della nazionale danese e dell'Inter, non potesse più ripartire.
«Siamo felicissimi che Eriksen stia meglio. Ho pregato molto per lui»: a dirlo all’Ansa è Sabrina Curi, figlia di Renato morto per un malore improvviso il 30 ottobre del 1977 sul campo dello stadio di Perugia che ora porta il suo nome. «Per noi è sempre poco piacevole rivivere situazioni del genere» afferma ancora Sabrina Curi. «Ci si immedesima subito - aggiunge - nel dolore della persona e dei propri familiare. Salvato o non salvato».
Il ricordo non può che andare a quel giorno. Ai soccorsi che per Renato Curi furono immediati ma inutili. «Sono passati 44 anni - sottolinea ancora la figlia -, non può che farci felici che oggi ci siano dei modi per ridurre queste tragedie. Anche se il dolore per la morte di papà rimane intatto».
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero