Fra Bernardino, dell'eremo di Cesi: «Con questo virus Madre Terra ci sta mandando il suo messaggio»

TERNI "Ma nella prosperità l'uomo non dura: è simile alle bestie che muoiono”. Questo è un versetto del Salmo 48 che Fra Bernardino,...

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TERNI "Ma nella prosperità l'uomo non dura: è simile alle bestie che muoiono”. Questo è un versetto del Salmo 48 che Fra Bernardino, l’eremita di Cesi, montagna ternana, cita per cercare di spiegare dal suo punto di vista quello che sta accadendo in questi giorni di coronavirus, cercando di lanciare pure un messaggio di speranza che prende spunto dalla Laudato sì di San Francesco.

Fra Bernardino, come vive?
«Sono preoccupato per gli altri non per me stesso. Sono in montagna e ho tanto spazio a disposizione. Qui non viene più nessuno a trovarmi e pensare che si era prenotata tanta gente per farmi visita. Ora mi godo questa atmosfera. In silenzio. Sono consapevole che il silenzio contraddistinguerà il mio prossimo futuro». Come trascorre la sua giornata?
«La mattina alle sei e mezza recitiamo le lodi, uso il plurale perché siamo in due. Poi facciamo colazione in silenzio. A seguire svolgiamo un po’ di lavoro nell’orto. Mi occupo dei fiori, delle erbe medicinali che produciamo. Quello che ci occorre non dobbiamo prenderlo al supermercato, che tra l’altro dista dodici chilometri. Abbiamo qui tutto quello che ci necessita per la sopravvivenza. La televisione? No, non c’è. Utilizzo internet per tenermi informato».
Che idea si è fatto di quello che sta accadendo?
«Ho una mia teoria. La terra sulla quale viviamo non è qualcosa, ma qualcuno. Basterebbe rileggere il Cantico di San Francesco per capirlo. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta e governa, e produce diversi frutti con coloriti flori et herba”. Sono parole che occorre fissare nella mente allargando lo sguardo alla realtà apparentemente materiale. Dovremmo meditare per raggiungere nuove consapevolezze sulla condizione umana e sulla nostra collocazione in questo mondo, evitando luoghi comuni, stereotipi e moralismi».
Riferito più alla condizione umana che al coronavirus?
«Madre terra ci sta mandando questo messaggio. Ci dice fermatevi prima che la terra collassi. Quello che si apprende in giro è che con la frenata delle attività produttive e degli spostamenti delle persone, l’inquinamento sta diminuendo. L’aria è più pulita. E all’umanità improvvisamente viene concessa una grande opportunità, quella di fermarsi a riflettere, a pensare, ad acculturarci. Possiamo navigare senza camminare. Possiamo in questi giorni acquisire nuove conoscenze. La maggior parte delle persone negli ultimi anni leggevano sempre di meno, guardavano le immagini».
In pratica sta dicendo che non valorizzavamo ciò che invece abbiamo più prezioso?
«Esattamente. E pure a gratis. Dobbiamo prima di tutto avere un atteggiamento positivo rispetto a questa situazione. Pensando alle cose belle che abbiamo. La preoccupazione è legittima, ma dobbiamo concentrarsi su quello che la vita ci propone ogni giorni, e ripeto, a gratis. E rispetto a tutto ciò dovremmo essere contenti e riconoscenti. Se uno non riesce a farlo sta male e trascorre tutto il tempo in maniera drammatica, lamentandosi verso di sé e con gli altri, senza essere riconoscenti. E se stiamo male noi, stiamo male pure nei confronti degli altri».
Insomma San Francesco è ancora molto attuale?
«Che si sia o non credenti, il messaggio di San Francesco impone riflessioni suggerendo decisioni di enorme portata. Chiamano a una responsabilità che è di tutti e di ognuno. Se tutti seguissero questa strada la vita migliorerebbe. Altrimenti si continua a peggiorare. Dobbiamo evitare di andare in depressione».
Ritrovare sé stessi per stare meglio con gli altri.
«Il virus ci sta facendo capire che siamo fragili e attaccabili e che non siamo eterni. Ecco questa emergenza dovrebbe farci riconsiderare la nostra vulnerabilità partendo da ciò che ci circonda, cioè la vita. Altrimenti si continuerà a star male».

Tutto ciò accade all’eremo di Cesi, località di Terni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero