Due spari al carabiniere «Miguel è schizofrenico»

Il carabiniere ferito
Miguel Rivas non risponde alle domande del gip, Margherita Amodeo. Fa fatica pure a fornire le proprie generalità, non si rende conto della gravità di quello che ha...

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Miguel Rivas non risponde alle domande del gip, Margherita Amodeo. Fa fatica pure a fornire le proprie generalità, non si rende conto della gravità di quello che ha fatto e ripete solo di essere posseduto. Per lui, che venerdì ha aperto il fuoco ferendo il carabiniere, Mario Palleschi, e provocando lesioni ai poliziotti che tentavano di tenerlo a bada, arriva la convalida dell'arresto. Alle accuse di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale si aggiunge quella di lesioni personali nei confronti dei sei uomini in divisa rimasti feriti durante il far west in via Curio Dentato.

«È pericoloso tenerlo in carcere, sia per se stesso che per gli altri detenuti - dice il suo legale, l'avvocato Gianluca Muzi. Per le sue condizioni di salute non può stare in mezzo alla gente. Ho fatto presente che il regime carcerario è incompatibile per una persona affetta da schizofrenia. Va ricoverato in stato di arresto ma in una struttura specializzata perché deve essere curato».

Josè Miguel Suriel Rivas, con una diagnosi di schizofrenia del 2015, la sera prima di sparare i cinque colpi con la pistola sottratta ad un poliziotto, aveva dato di matto. La compagna, terrorizzata, aveva chiamato il 118 visto che in casa c'era anche il figlio della coppia, un bimbo di tre anni. Nell'appartamento di via Rosselli l'ambulanza arriva alle 18 e 34. Lui non collabora, non accetta di farsi curare e alla fine resterà in quella casa.
«Ritengo che quello che è accaduto la mattina seguente si sarebbe potuto evitare se l'uomo fosse stato ricoverato in ospedale per un tso (trattamento sanitario obbligatorio, ndr) viste le sue condizioni. Nel suo passato c'è un ricovero nel presidio ospedaliero San Salvatore de l'Aquila - dice l'avvocato Muzi. Fu dimesso con una diagnosi di schizofrenia e bipolarismo e gli fu prescritta la terapia farmacologica a base di olanzapina».


La notte tra giovedì e venerdì la compagna del dominicano l'ha passata con il figlio dentro una camera chiusa a chiave. La mattina presto la donna è uscita di casa per andare al lavoro mentre lui voleva andare alle poste per fare un vaglia. Nel tragitto viene fermato dalla volante per un controllo che non avrebbe dovuto temere in quanto è cittadino italiano, ha i documenti in regola e un solo precedente per guida in stato di alterazione da stupefacenti. Il resto è la cronaca di una sparatoria tra la gente, di quel carabiniere raggiunto da due pallottole ai piedi ancora ricoverato in ospedale. Quindici minuti di terrore in cui si è rischiata la strage per mano di un uomo imbottito di un mix di cocaina, anfetamine e cannabinoidi e malato psichiatrico. L'avvocato Muzi ha chiesto la cartella clinica del ricovero ed è al lavoro perché sia verificata la salute mentale del dominicano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero