Perugia, disabili maltrattati: gli educatori del centro psichiatrico interrogati dal gip

La sede della procura della Repubblica
Negli interrogatori di garanzia tenuti davanti al giudice per le indagini preliminari Margherita Amodeo che nei giorni scorsi ha ordinato l’arresto di tre educatori del...

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Negli interrogatori di garanzia tenuti davanti al giudice per le indagini preliminari Margherita Amodeo che nei giorni scorsi ha ordinato l’arresto di tre educatori del Centro psichiatrico Forabosco finiti ai domiciliari per aver maltrattato ragazzi disabili affetti da problemi di autismo, gli indagati hanno seguito strategie difensive molto diverse tra loro. Uno soltanto, il 54enne, per il momento, ha ottenuto un mini-permesso per uscire di casa al massimo un paio d’ore per «esigenze personali». Il 44enne, invece, è in attesa del parere del pubblico ministero sulla richiesta di revoca della misura cautelare. Quello più giovane, di 34 anni, ha fatto scena muta e non si è neppure dimesso dal lavoro.

La questione legata alle dimissioni è importante dal punto di vista giudiziario: alleggerisce la posizione degli indagati in quanto scongiura il pericolo di reiterazione del reato, facendo venire meno uno dei presupposti per l’applicazione e la conferma della misura cautelare. Tutti e tre vengono accusati del reato di maltrattamenti aggravati perché «in concorso tra loro e in esecuzione del medesimo disegno quali operatori del centro diurno psichiatrico sito in Perugia, Vocabolo Forabosco, gestito dalla Fondazione Aurap - Impresa Sociale Onlus, maltrattavano gli ospiti di tale struttura, aggredendoli fisicamente, intimidendoli, umiliandoli, offendendoli, tormentandoli e sottoponendoli a trattamenti degradanti». Dopo la denuncia del papà di un ospite del centro psichiatrico i carabinieri del Nas hanno piazzato ‘cimici’ e telecamere che hanno filmato le aggressioni caratterizzate da calci, schiaffoni, cazzotti e ginocchiate.

Il primo a sedersi davanti al gip, ieri mattina, negli uffici al primo piano del Palazzaccio Ex Enel, è stato il 34enne: si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non ha rassegnato le dimissioni e non ha chiesto al gip la revoca della misura. Contro di lui è già stato avviato contro di lui il procedimento disciplinare. L’avvocato Giuseppe Berellini che, invece, difende il secondo, quello di 44 anni, ha fatto dimettere l’indagato dall’incarico nella struttura. In più ha fatto rispondere il suo cliente alle domande del giudice, dal quale si è congedato chiedendo l’annullamento immediato dello stato di detenzione. Infine è stato interrogato il 54enne, difeso dall’avvocato Luca Gentili, il quale ha raccontato che quello dell’educatore è un lavoro molto duro: l’indagato ha fatto sapere al gip di aver chiesto di cambiare mansione all’interno della struttura. Nessuna richiesta di revoca. Più semplicemente, vivendo da solo, il giudice gli ha concesso al massimo un paio d’ore per le «esigenze personali»: potrà recarsi al supermercato per fare la spesa oppure andare dal medico.

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Il Messaggero