Strisciavano il badge al posto dei colleghi, in palestra o a fare shopping: Perugia, condannati dipendenti pubblici

Strisciavano il badge al posto dei colleghi, in palestra o a fare shopping: Perugia, condannati dipendenti pubblici
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PERUGIA - «La falsa attestazione del pubblico dipendente circa la presenza in ufficio riportata sui cartellini marcatempo o nei fogli di presenza è condotta fraudolenta, idonea oggettivamente ad indurre in errore l’amministrazione di appartenenza circa la presenza su luogo di lavoro, e integra il reato di truffa aggravata ove il pubblico dipendente si allontani senza far risultare, mediante timbratura del cartellino o della scheda magnetica, i periodi di assenza».

Lo sottolinea senza incertezze la corte d’Appello nel confermare la sentenza di primo grado, e cioè un anno di reclusione e 800 euro di multa, ad alcuni dipendenti pubblici che si allontanavano dall’ufficio con altri colleghi che timbravano la presenza per conto loro.

«Ciò che, quindi, distingue il reato di cui all’art. 55 quinquies del D.lgs. n. 165/2001 dal reato di truffa ex art. 640 c.p. è la sola presenza del danno, che costituisce evento del reato di cui all’art. 640 c.p., presupponendo che l’agente miri a realizzare un ingiusto profitto, cagionando al soggetto passivo un danno, il quale può consistere anche nel mancato acquisto di un’utilità economica che il soggetto passivo si riprometteva di conseguire o in un pregiudizio anche “solo” in termini di immagine o di violazione del rapporto fiduciario o ancora di pregiudizio dell’organizzazione» sostengono i giudici nella sentenza numero 43 del 2023 e apparsa nel “notiziario penale” pubblicato dalla corte d’Appello.

«In presenza degli elementi costitutivi del reato, il legislatore consente l’applicazione congiunta delle due fattispecie, alla luce della clausola di riserva “fermo quanto previsto dal Codice penale”. Nel caso di specie, veniva riconosciuto il concorso formale tra la truffa aggravata e la fattispecie di cui all’ art. 55 quinquies del D.lgs. n. 165/2001 alla luce del fatto che i dipendenti quando uscivano timbravano i “badge” l’uno al posto dell’altro quando i titolari si erano già allontanati» concludono i giudici d’Appello nel confermare quanto disposto in primo grado.

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Il Messaggero