Dipendente assenteista della Provincia di Perugia condannata dalla Corte dei Conti, c' è il danno all'immagine

Il presidente Piero Carlo Floreani
Senza fretta, ma con una puntualità millimetrica, la giustizia contabile non dimentica e scrive una sentenza di condanna per chi venne bollato come assenteista in...

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Senza fretta, ma con una puntualità millimetrica, la giustizia contabile non dimentica e scrive una sentenza di condanna per chi venne bollato come assenteista in un’inchiesta di inizio 2010 per i fatti che andavano dal maggio al novembre 2009.


Sono passati dodici anni e mezzo e l’unica dipendente della Provincia di Perugia, all’epoca dei fatti, che aveva ancora un conto aperto con la giustizia, si trova di fronte a una condanna messa nero su bianco dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti dell’Umbria con la sentenza numero 51, pubblicata ieri. A dover risarcire l’ente e pagare le spese legali (quasi duemila euro) è Loretta Picchioni, finita nei guai dodici anni fa insieme ad altri cinque colleghi. Secondo l’accusa di un’indagine dei carabinieri di Perugia e del Nucleo Ispettorato del lavoro dell’Arma anche con l’uso di telecamere e gps, non avrebbero timbrato in maniera corretta l’uscita dall’ufficio durante l’orario di lavoro. Uscite che servivano per tutto, meno che per lavorare. La cronaca del tempo racconta che c’è chi andava a fare la spesa, chi tornava a casa, chi passava a salutare i genitori e chi andava dall’estetista. E i sei finirono ai domiciliari dopo un inchiesta del pm Giuseppe Petrazzini. Ma il processo penale è stato cancellato dalla prescrizione.
Se la giustizia penale è stata sconfitta dal passare del tempo, la giustizia contabile ha potuto contare sul time out. Chiesto proprio dalla difesa della dipendente ritenuta infedele. Che è andava a far compagnia ai colleghi sul fronte della condanna contabile emessa per gli altri cinque il 24 settembre di tre anni fa.
Sul fronte dell’accusa, secondo la procura regionale della Corte dei Conti, basta il semplice allontanamento dalla sede di lavoro senza la timbratura per aver messo in atto un comportamento fraudolento. E il danno all’immagine va considerato a prescindere da una eventuale sentenza irrevocabile di condanna. La difesa della dipendente della Provincia (avvocati Francesco Falcinelli e Massimo Lipparini), ha sottolineato la mancanza del danno all’immagine, ma prima ha spiegato come gli addebiti contestati erano inesistenti chiedendo comunque una riduzione dell’entità del danno.

Per la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti presieduta da Piero Carlo Floreani(consiglieri Pasquale Fava e Marco Scognamiglio) «sussistono tutte le condizioni per far valere il risarcimento del danno patrimoniale diretto, nonché di quello arrecato all’immagine...». Per questi motivi è scattata la condanna con un risarcimento del danno in favore della Provincia di Perugia di 1.328,14 euro(di cui 500 euro di danno all’immagine). C’è anche la condanna al pagamento delle spese legali per un importo di 624,88 euro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero