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Nuove dipendenze che uccidono. La morte dell’influencer russa 39enne Zhanna Samsonova ha riacceso i riflettori sulla diffusione dei disturbi del comportamento alimentare che possono nascondersi dietro a diete pericolose o apparenti scelte vegane. Ovvero ossessioni verso il mangiar sano che spingono ad una restrizione calorica sempre maggiore e che fanno presa nei giovanissimi che passano molto tempo sui social. Cosa succede in Umbria? A spiegarlo è Laura Dalla Ragione, psichiatra, psicoterapeuta e direttore del centro per i Disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria 1.
OSSESSIONI
«Sono quindicimila le persone ammalate di disturbi del comportamento alimentare in Umbria, per lo più sono minorenni – spiega Dalla Ragione - . Ovvero quella fascia più vulnerabile e bombardata dai social. Le segnalazioni che arrivano sono preoccupanti. In questo momento c’è grande attenzione al tema dell’alimentazione e delle diete, ma in molte persone questa diventa una ossessione e fattore di rischio per un ingresso nel disturbo del comportamento alimentare. Veganesimo, intolleranze, crudismo, spesso possono non essere scelte per motivi etici o medici, ma l’alibi perfetto per inseguire il mito della magrezza».
DIETE FAI DA TE
La maggior parte di questi influencer seguiti da milioni di adolescenti che danno consigli e divieti, non sono medici nutrizionisti. «Non hanno alcun tipo di competenze” – avverte la psicoterapeuta che sull’argomento ha anche scritto il libro “Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari” - . Ed ecco che la vulnerabilità adolescenziale sui social viene attirata da modelli estetici ed alimentari sbagliati che si diffondono a macchia d’olio. I social amplificano i messaggi, anche quelli falsi e pericolosi, diventano qualcosa da seguire fino all’estremo. Le diete fai-da-te sono pericolose, affidiamoci sempre ad un professionista».
La ricerca di sicurezza, nei giovani, diventa una ossessione che può favorire i disturbi alimentari che, come ricorda Dalla Ragione, sono diventati una vera e propria epidemia. «Purtroppo durante il periodo estivo, con l’arrivo della prova costume, aumenta la difficoltà ad accettare il proprio corpo. Come centro di Todi abbiamo fatto test nelle scuole medie superiori per rilevare il grado di insoddisfazione corporea: il settanta per cento delle ragazze sono insoddisfatte e si vorrebbero tutte più magre, mentre nei maschi non si piacciono il quaranta per cento e si vorrebbero più tonici, muscolosi». Dati che fanno rabbrividire e che mostrano come questi disturbi da qualche anno colpiscono anche i ragazzi, passando dall’un per cento dei casi al venti.
«I ragazzi di oggi non hanno il desiderio di essere belli, ma hanno paura di essere brutti, di sentirsi inadeguati. Questi disturbi hanno come nucleo di partenza un grande deficit di autostima e la sensazione di non avere una identità e di non essere apprezzati. Siamo davanti a dei ragazzi più privilegiati, sotto alcuni punti di vista, ma anche più fragili, e che vivono in un mondo dove è saltato il sistema valoriale e dove vengono bombardati da messaggi contradditori che gli rendono la vita difficile».
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