Delitto di Cenerente, lettera anonima riapre il caso: «Due assassini dell'ex orafo e della madre sono ancora liberi»

La casa del duplice omicidio alle porte di perugia
Ve lo ricordate il delitto di Cenerente in cui vennero uccisi l’orafo Sergio Scoscia e l’anziana madre Maria Raffaelli? Ecco, c’è una lettera che potrebbe...

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Ve lo ricordate il delitto di Cenerente in cui vennero uccisi l’orafo Sergio Scoscia e l’anziana madre Maria Raffaelli? Ecco, c’è una lettera che potrebbe rimettere in discussione alcuni aspetti di quel crimine così efferato avvenuto durante la notte tra il 5 e il 6 aprile 2012, per il quale sono stati condannati con sentenza definitiva gli albanesi Ndrek Lasca all’ergastolo, Artan Gioka a 20 anni e Alfons Gjergji al fine pena mai più l’isolamento diurno di tre anni. La missiva è stata recapitata a mezzo posta allo studio legale dell’avvocato Luca Maori. Sulla busta riporta un timbro dell’ufficio postale di Roma Fiumicino con l’indirizzo del mittente, una donna che vive nella Capitale. «In tale lettera che risulta avere come destinatario anche Alfons Gjergji - si legge nell’esposto depositato dal penalista, difensore dell’albanese, alla Procura della Repubblica di Perugia - l’autore afferma, seppur con grammatica e sintassi approssimative, ma comunque in modo comprensibile, di essere a conoscenza del coinvolgimento di terzi soggetti, di sesso maschile e femminile, che lo avrebbero minacciato per ottenere il suo silenzio». Si fanno i nomi di due persone, si accenna a rapine nelle ville e prostituzione, a persone «che sono libere e devono pagare». Tra gli elementi che Maori ritiene «doveroso portare all’attenzione dell’autorità giudiziaria per le opportune valutazioni», insieme a quella datata 1° febbraio 2023, c’è un’altra lettera che gli aveva inviato in precedenza, questa volta, il suo cliente, attualmente detenuto nel carcere di Porto Azzurro: un foglio «di lettera anonima nel cui contenuto veniva fatto riferimento alla vicenda omicidiaria e al coinvolgimento di terzi». A questa fotocopia era stato «attaccato all’angolo in basso a destra con il nastro adesivo un supporto magnetico contenente registrazione, che Gjergji affermava essergli pervenuto in carcere». Cosa contiene quella microcard? «Quanto al contenuto di tale supporto - scrive l’avvocato - trattasi di registrazione di voce maschile che riferisce circostanze grosso modo simili a quelle già indicate nella predetta lettera anonima».

«In ragione di quanto esposto, della documentazione allegata e anche in considerazione delle emergenze processuali in ordine al rinvenimento sulla scena del crimine di materiale biologico appartenenti a soggetti rimasti ignoti - conclude Maori - si invita questo ufficio a svolgere tutti gli opportuni approfondimenti, quali, preliminarmente l'identificazione dell'autore delle missive e della registrazione allegati al presente esposto, e del soggetto indicato come mittente della missiva con timbro dell'ufficio postale di Roma Fiumicino in data 1° febbraio 2023 e, in caso esito positivo, la verbalizzazione di sommarie informazioni e la comparazione dei profili genetici presenti sulle tracce 21035 (traccia estratta dal mozziconi di sigaretta rinvenuto nella camera da letto della vittima Maria Raffaelli, appartenente a ‘individuo di sesso maschile-individuo 1’ rimasto ignoto, e 20807 (traccia estratta dall'arma del delitto, martello da carpentiere, rinvenuta in prossimità dei cadaveri, appartenente a ‘individuo di sesso femminile’ rimasta ignota)». 

Sergio Scoscia è morto dopo essere stato colpito in più parti del corpo con un martello mentre l’anziana madre è stata colta da un malore dopo che era stata immobilizzata e imbavagliata. I rapinatori Artan Gioka e Ndrec Laska sono stati individuati e arrestati in Albania. Gjergji, come detto condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno di tre anni, è l’unico imputato ad aver scelto il giudizio ordinario, diversamente dai complici.

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Il Messaggero