Davide ucciso a caccia: niente scarcerazione per Fabbri. Il giudice: «Servono altri accertamenti»

Davide ucciso a caccia: niente scarcerazione per Fabbri. Il giudice: «Servono altri accertamenti»
PERUGIA - Niente scarcerazione, perché ancora ci sono altri accertamenti da fare. Resta in carcere Piero Fabbri, 57 anni, accusato di omicidio volontario con dolo...

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PERUGIA - Niente scarcerazione, perché ancora ci sono altri accertamenti da fare. Resta in carcere Piero Fabbri, 57 anni, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale nell'indagine dei carabinieri sulla battuta di caccia ad Assisi nella quale è morto Davide Piampiano, 24 anni, lo scorso 11 gennaio al parco del Subasio.

Lo ha deciso il gip, Piercarlo Frabotta, che ha così respinto l'istanza di revoca della misura cautelare avanzata dalla difesa dopo l'interrogatorio di garanzia di lunedì scorso, in cui Fabbri (conosciuto ad Assisi come il Biondo) difeso dall'avvocato Luca Maori, ha ammesso di avere sparato un colpo di fucile pensando di poter colpire un cinghiale. Ha però negato di avere depistato l'indagine: «Sono sempre stato con lui - ha raccontato Fabbri durante le due ore di interrogatorio - e ho cercato in tutti i modi di tamponare la ferita e tenerlo sveglio, chiamando più persone affinché attivassero il più velocemente possibile i soccorsi dato che in quel momento non ero in grado di farlo».

Per l'avvocato Maori, il suo assistito ha spiegato la versione data dopo la morte del giovane come "bugie" detto per non avere coraggio di ammettere quanto successo con la madre della vittima. «Avrei preferito morire io, la mia vita è finita» ha detto ancora Fabbri al gip.

Ma, come detto, secondo il giudice sussiste ancora la necessità che il muratore di Assisi con la passione per la caccia al cinghiale resti in carcere. Riprendendo sostanzialmente quanto già emerso nelle conclusioni dell'ordinanza con cui lo scorso 27 gennaio ha ordinato l'arresto di Fabbri. «Vi sono specifici motivi di ritenere che l’indagato, ove lasciato libero, possa pregiudicare lo sviluppo e il completamento delle indagini, ancora in corso e tese all'ulteriore approfondimento di molteplici aspetti, tenuto conto della già dimostrata capacità dell’indagato di inquinare le prove».

 Gli atti del procedimento saranno ora subito trasmessi alla Procura di Firenze che assumerà la direzione delle indagini. La madre di Fabbri è infatti giudice onorario e quindi essendo parte offesa dal reato il codice prevede la competenza della magistratura toscana.

L'avvocato Maori, al termine dell'interrogatorio, aveva avanzato per Fabbri la richiesta di arresti domiciliari e contestato l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale da ricalibrare in omicidio colposo. 

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Il Messaggero