«Daspo da ridurre, il fumogeno non è violenza» Perugia, il Tar accoglie ricorso di tifoso del Grifo

Un'immagine di Perugia-Ternana del 22 aprile scorso finita 3-2 per i rossoverdi
PERUGIA - Accendere un fumogeno allo stadio non è un fatto in sé che incita alla violenza se non è accompagnato da «frasi violente o altri gesti idonei...

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PERUGIA - Accendere un fumogeno allo stadio non è un fatto in sé che incita alla violenza se non è accompagnato da «frasi violente o altri gesti idonei ad incitare alla violenza».

Lo ha deciso il Tar dell’Umbria con la sentenza numero 252 pubblicata mercoledì scorso in cui ha chiesto al questore di Perugia di rimodulare i due anni di Daspo infilitti a un tifoso del Perugia che durante l’ultimo derby al Curi tra Perugia e Ternana (quello finito 2-3 con la rimonta delle Fere) aveva acceso un fumogeno in gradinata. In prima battuta nessuno sconto per un gesto avvenuto a favore di telecamere delle tv e anche di quelle di sicurezza dello stadio con chi si trovava a operare al Gos che ha immortalato il gesto (per al difesa è durato addirittura qualche secondo dopo averlo raccolto) dando in pochi minuti un volto e un nome al tifoso.
Così, come avviene di solito, è stato avviato il procedimento per lo stop all’accesso alle manifestazioni sportive. Due anni di divieto a partite dal giorno della notifica che hanno fatto diventare. Per il tifoso, un inferno ogni volta che il Perugia compariva in partite amichevoli, di coppa o di campionato.
Di più. Il Tar dell’Umbria (presidente Paolo Amovilli, estensore Daniela Carrarelli primo giudice referendario Enrico Mattei) ha sottolineato, dando ragione al ricorso presentato dall’avvocato Micaela Nocito, anche il fatto che l’accensione del fumogeno è un comportamento di lieve entità. E che «deve essere considerato che la condotta, da quanto emerge dagli atti, una durata estremamente limitata, pari ad un solo minuto; inoltre nell’atto impugnato non si riportano le specifiche circostanze che sostanzierebbe l’incitazione alla violenza».

Ecco perché il Tar, con la sentenza, chiede sl questore di rimodulare la durata temporale del divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Cioè il Daspo non va cancellato, ma la sanzione deve essere più leggere perché nell’accendere il fumogeno in gradinata non c’è stata violenze e un solo minuto di torcia è una durata limitata. Il Tar dice così: «Ritiene il Collegio che, ferma restando la discrezionalità dell’Amministrazione nella valutazione delle circostanze oggettive documentate ai fini delle determinazione temporale della misura interdittiva, vada rivalutata la durata temporale del divieto imposto, attualmente fissata in due anni, tenuto conto delle lieve entità del comportamento e in ragione delle eccessiva afflittività della misura considerando la combinazione di durata temporale e estensione territoriale del divieto stesso». Cioè non solo per i due anni (il tifoso daspato non è un asiduto frequentatore del Curi), ma anche per tutti i divieti di avvicinamento a tutto quello che è Grifo quando un arbitro fischia l’inizio della partita e le maglie rosse sfidano gli avversari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero