Crisi da Covid-19: per il sostegno al reddito, 94mila pagamenti in due mesi

Crisi da Covid-19: per il sostegno al reddito, 94mila pagamenti in due mesi
PERUGIA - Un flusso di modelli e richieste che dal mese di marzo non si è mai interrotto componendo un totale di 20.836 domande per integrazioni salariali pervenute...

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PERUGIA - Un flusso di modelli e richieste che dal mese di marzo non si è mai interrotto componendo un totale di 20.836 domande per integrazioni salariali pervenute all’Inps in relazione all’emergenza Covid. Di queste, ne sono state autorizzate 19.720 cui corrispondono circa 98mila lavoratori col 96% dei pagamenti effettuati. È quanto risulta dai dati della Direzione regionale dell’istituto di previdenza, aggiornati al 16 giugno. Non si è trattato solo di Cassa integrazione ordinaria o in deroga, ma anche di assegni erogati dai Fondi bilaterali sostitutivi e di integrazione salariale cui le aziende hanno fatto ricorso in massa.

«La pandemia ha aggravato la situazione economica nella nostra regione, già in difficoltà – osserva Ivano Fumanti, presidente del Comitato regionale Inps - e tanti lavoratori, e con essi le loro famiglie, hanno visto peggiorare le condizioni di vita. Per questo, anche un piccolo aiuto economico in questa fase può essere indispensabile e, quale ente erogatore di tali contributi, l’Inps ha il dovere di dare risposte nel modo più tempestivo possibile». Un obiettivo che in Umbria, considerando l’andamento delle altre regioni, ha rispettato maggiormente, nonostante una mole di lavoro cui gli addetti dell’istituto hanno fatto fronte con lo stesso organico e in modalità smart working. «Questo in presenza anche di nuove competenze assegnate dal governo – aggiunge Fumanti – dal reddito di emergenza ai vari bonus».
Ad oggi, delle 20.836 domande pervenute all’istituto, 1.116 sono state respinte o annullate, ad esempio per mancanza di requisiti da parte dell’azienda che ne ha fatto richiesta, ma anche per errori materiali. «Le domande per l’assegno a favore degli artigiani, ad esempio sono autorizzate, liquidate e pagate dall’Ebrau, senza alcun intervento dell’Inps». Istituto che invece si è visto recapitare anche tali richieste: per gli altri ammortizzatori, inoltre, le domande pervenute sono state superiori al numero delle aziende. «A seconda delle esigenze, e nel limite delle 9 settimane previste dal DL 18, hanno trasmesso e tutt’ora tramettono richieste o integrazioni anche settimanali». In ogni caso, delle 19.720 domande accettate, il 96%, pari a 18.835 richieste, è stato autorizzato e liquidato con 94.096 pagamenti effettuati, corrispondenti ad altrettanti lavoratori che hanno ricevuto l’integrazione al reddito. Resta fuori un 4% di domande (885) in lavorazione e relative alla proroga, con circa 4mila lavoratori in attesa. «Ritardi non ne ravvisiamo – precisa Fumanti – e anche per quanto riguarda la Cassa integrazione in deroga, non gestita direttamente dall’Inps ma i cui dati sono trasmessi dalla Regione, i tempi tecnici sono stati rispettati. Per cui, anche in caso contrario, la colpa non può essere attribuita agli addetti Inps, ma a tutti i soggetti interessati».

A partire dall’eccessiva burocrazia, talvolta all’origine dei tanti errori materiali riscontrati, ad esempio, in sede di presentazione. «Problemi sono stati riscontrati anche nella compilazione del modello Inps SR 41 (che pure è stato semplificato, essendo sparito l’obbligo di firma da parte del lavoratore, ndr) – aggiunge Fumanti – che contiene dati in base ai quali avviene la liquidazione dell’ammortizzatore sociale. Scatenare una guerra tra poveri, cercando di individuare a tutti i costi un colpevole sui cui scaricare le responsabilità, non giova a nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero