Crac Isotta Fraschini e Ims, addio ex Pozzi dopo 57 anni

Crac Isotta Fraschini e Ims, addio ex Pozzi dopo 57 anni
SPOLETO- Ex Pozzi, il giudice delegato Roberto Laudenzi scioglie le riserve e decreta il fallimento di Isotta Fraschini e Ims. Sulla storica azienda di Santo Chiodo, nata nel 1963...

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SPOLETO- Ex Pozzi, il giudice delegato Roberto Laudenzi scioglie le riserve e decreta il fallimento di Isotta Fraschini e Ims. Sulla storica azienda di Santo Chiodo, nata nel 1963 come stabilimento della ghisa malleabile delle Fonderie e Smalterie genovesi, si abbassa quindi il sipario dopo 57 anni di storia. Un fallimento che arriva a poco più di dieci giorni dalla firma del decreto per il pagamento della cassa integrazione straordinaria, che i lavoratori attendevano da oltre sei mesi. La decisione di Laudenzi, a dire il vero, era nell’aria da tempo: il più volte annunciato interesse di alcuni players all’acquisto dello stabilimento non si è infatti mai concretizzato.

IL TRAMONTO
Il tramonto dell’azienda che dava lavoro a più di 500 persone è iniziato ufficialmente con la bufera giudiziaria per maxi frode che 6 anni fa portò all’azzeramento dei vertici del Polo metallurgico, guidato all’epoca dal gruppo Casti (Gianfranco Castiglioni), con una sede anche a Dongo (Como). Alla dichiarazione dello stato di insolvenza (10 luglio 2014) è seguito, l’8 ottobre dello stesso anno, l’avvio dell’amministrazione straordinaria, seguita dal giudice delegato Roberto Laudenzi. Due settimane dopo, i decreti per Mise per la nomina dei commissari straordinari: Simone Manfredi, Marco Sogaro e Claudio Franceschini (quest’ultimo morto prematuramente e sostituito, nel marzo del 2017 da Elena Bernardi).
SCENARI E REAZIONI

Con il fallimento, il giudice ha indicato i nuovi curatori: Gianni Cianetti (di Foligno) e Paola Nannucci, spoletina. La firma di Laudenzi, in alcuni ambienti sindacali, non è stata presa bene: “Il giudice – dice Adolfo Pierotti, segretario generale Fim Cisl – ha decretato la fine di una storica azienda di Spoleto, che in tempi neanche tanto lontani dava lavoro a più di 500 operai. Avevamo capito da tempo che la fine era scritta perché le manifestazioni si sono rivelati bluff clamorosi. Tutte chiacchiere, che alcuni personaggi hanno seguito per manifestare il proprio impegno. Il futuro? Essendo cambiati i curatori – evidenzia Pierotti – bisogna riallacciare i contatti, per cercare di ottenere dal Ministero del lavoro un anno di cassa integrazione per cessazione. I nuovi curatori sono del territorio e speriamo che capiscano la gravità sociale che questa azione determina”. Non parla di fine, ma “di nuovo inizio e altre prospettive”, il sindaco Umberto De Augustinis. “Si sblocca una situazione importante – dice - perché avere un complesso del genere fermo (con una capacità occupazionale di 400/500 unità) era un delitto. Inizia una pagina nuova. La prospettiva? Attrarre qualche investitore nazionale è uno scenario molto probabile, visto che c’è chi si è fatto avanti con il precedente commissario. Seguiremo tutto con grande attenzione”.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero