Effetto Omicron 2: rimbalzo del 19% sull'indice Rt. Scoperti 1.635 nuovi casi: è il dato più alto dell'ultimo mese

Effetto Omicron 2: rimbalzo del 19% sull'indice Rt. Scoperti 1.635 nuovi casi: è il dato più alto dell'ultimo mese
Continua l’effetto Omicron 2 sulla curva epidemica dell’ Umbria, una delle quattro regioni alle prese con tale colpo di coda del virus. Il risultato si legge nei 1.635...

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Continua l’effetto Omicron 2 sulla curva epidemica dell’ Umbria, una delle quattro regioni alle prese con tale colpo di coda del virus. Il risultato si legge nei 1.635 casi certificati tra lunedì e martedì mattina, ma anche nel rimbalzo subito dall’indice di replicazione del virus, Rt. Tale sottovariante, infatti, risulta il 33% più contagiosa dalla mutazione “sorella”. Da qui il nuovo appello alla prudenza, veicolato questa volta dal commissario regionale per l’emergenza Covid, Massimo D’Angelo. «Distanziamento, igienizzazione delle mani e vaccinazione restano fondamentali».


Serve tornare indietro di oltre un mese per ritrovare una numerosità di casi giornalieri così elevata: 1.635 contagi a fronte di 10.686 tamponi, col tasso di positività schizzato al 15,3% e la media mobile al 13,3%, livello che non si registrava da metà gennaio. «La diffusione della variante Omicron 2, individuata nel 60% dei 54 campioni finora sequenziati, nell’ultima settimana ha determinato un aumento del 19% dell’indice di diffusione Rt, passato da 0,86 a 1,04», spiega il commissario D’Angelo. «Quando è stata notata l’inversione della curva epidemica – aggiunge – la professoressa Antonella Mencacci, direttrice del laboratorio di Microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Perugia, ha subito avviato il sequenziamento. Grazie a uno studio condotto anche col dottor Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico regionale è stato spiegato il motivo di tale inversione della curva. Bisogna infatti considerare che Omicron 2 è il 33% più contagiosa rispetto alla “1” e le misure di prevenzione, quindi, sono fondamentali per abbattere o comunque mitigare il rischio di diffusione del virus». Nel frattempo il Ceinge-Biotecnologie avanzate, analizzando i dati della banca internazionale Gisaid, indica che sono tre le “sorelle” della variante Omicron (B.1.1.529) attualmente in circolazione in Italia: non si rileva più infatti la presenza della Delta né di mutazioni diverse dal lignaggio “BA” che rappresenta ormai il 100% del virus circolante. Compresa una terza “sottovariante”, lignaggio BA.3, al momento però “molto poco presente”.
In meno di una settimana, intanto, in Umbria si è tornati a oltre 7mila casi settimanali, con la media mobile sopra mille e l’incidenza per 100mila abitanti a 828,4. Evidenze notate anche a livello nazionale, con tale ritorno del virus considerato compatibile con la strategia anti-Covid adottata a livello nazionale. «Al momento le regioni che mostrano un aumento dei casi negli ultimi giorni sono Umbria, Calabria, Molise e Valle d’Aosta», spiega il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Dati e analisi scientifiche”. «E guardando al futuro, al momento, si può dire solo che è difficile pensare di abbattere i contagi a qualche centinaio senza misure di contenimento e avendo puntato sui vaccini che limitano la malattia grave. Ancora fa freddo e si stanno allentando le misure di conseguenza un di coda dell’epidemia è plausibile».Infatti, almeno per ora, la crescita dei contagi non influisce sulle ospedalizzazioni rimaste stabili nell’ultima giornata. Dopo la leggera risalita registrata tra domenica e lunedì mattina, i degenti ordinari sono scesi a 139, tre in meno in un giorno, ma sono saliti a sei i posti occupati nelle terapie intensive con un ingresso segnalato tra lunedì e martedì mattina. «Il piano regionale è comunque flessibile – spiega il commissario D’Angelo – e posti letto sono sempre disponibili se dovessero servire per i pazienti positivi, seguendo il principio di massima cautela».

Tra lunedì e martedì mattina, intanto, sono emersi anche 1.650 guariti ed è stato segnalato un nuovo decesso, il tredicesimo nell’ultima settimana, il dato più basso dal sei gennaio. Sostanzialmente stabili gli attualmente positivi, scesi di 16 unità e portatisi a 10.615. «È ancora più fondamentale l’uso delle mascherine, il distanziamento e l'igiene delle mani, oltre ovviamente al ricorso alle vaccinazioni», aggiunge Massimo D’Angelo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero