Continua l’effetto Omicron 2 sulla curva epidemica dell’ Umbria, una delle quattro regioni alle prese con tale colpo di coda del virus. Il risultato si legge nei 1.635...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Continua l’effetto Omicron 2 sulla curva epidemica dell’ Umbria, una delle quattro regioni alle prese con tale colpo di coda del virus. Il risultato si legge nei 1.635 casi certificati tra lunedì e martedì mattina, ma anche nel rimbalzo subito dall’indice di replicazione del virus, Rt. Tale sottovariante, infatti, risulta il 33% più contagiosa dalla mutazione “sorella”. Da qui il nuovo appello alla prudenza, veicolato questa volta dal commissario regionale per l’emergenza Covid, Massimo D’Angelo. «Distanziamento, igienizzazione delle mani e vaccinazione restano fondamentali».
Serve tornare indietro di oltre un mese per ritrovare una numerosità di casi giornalieri così elevata: 1.635 contagi a fronte di 10.686 tamponi, col tasso di positività schizzato al 15,3% e la media mobile al 13,3%, livello che non si registrava da metà gennaio. «La diffusione della variante Omicron 2, individuata nel 60% dei 54 campioni finora sequenziati, nell’ultima settimana ha determinato un aumento del 19% dell’indice di diffusione Rt, passato da 0,86 a 1,04», spiega il commissario D’Angelo. «Quando è stata notata l’inversione della curva epidemica – aggiunge – la professoressa Antonella Mencacci, direttrice del laboratorio di Microbiologia dell'Azienda ospedaliera di Perugia, ha subito avviato il sequenziamento. Grazie a uno studio condotto anche col dottor Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico regionale è stato spiegato il motivo di tale inversione della curva. Bisogna infatti considerare che Omicron 2 è il 33% più contagiosa rispetto alla “1” e le misure di prevenzione, quindi, sono fondamentali per abbattere o comunque mitigare il rischio di diffusione del virus». Nel frattempo il Ceinge-Biotecnologie avanzate, analizzando i dati della banca internazionale Gisaid, indica che sono tre le “sorelle” della variante Omicron (B.1.1.529) attualmente in circolazione in Italia: non si rileva più infatti la presenza della Delta né di mutazioni diverse dal lignaggio “BA” che rappresenta ormai il 100% del virus circolante. Compresa una terza “sottovariante”, lignaggio BA.3, al momento però “molto poco presente”.
In meno di una settimana, intanto, in Umbria si è tornati a oltre 7mila casi settimanali, con la media mobile sopra mille e l’incidenza per 100mila abitanti a 828,4. Evidenze notate anche a livello nazionale, con tale ritorno del virus considerato compatibile con la strategia anti-Covid adottata a livello nazionale. «Al momento le regioni che mostrano un aumento dei casi negli ultimi giorni sono Umbria, Calabria, Molise e Valle d’Aosta», spiega il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Dati e analisi scientifiche”. «E guardando al futuro, al momento, si può dire solo che è difficile pensare di abbattere i contagi a qualche centinaio senza misure di contenimento e avendo puntato sui vaccini che limitano la malattia grave. Ancora fa freddo e si stanno allentando le misure di conseguenza un di coda dell’epidemia è plausibile».Infatti, almeno per ora, la crescita dei contagi non influisce sulle ospedalizzazioni rimaste stabili nell’ultima giornata. Dopo la leggera risalita registrata tra domenica e lunedì mattina, i degenti ordinari sono scesi a 139, tre in meno in un giorno, ma sono saliti a sei i posti occupati nelle terapie intensive con un ingresso segnalato tra lunedì e martedì mattina. «Il piano regionale è comunque flessibile – spiega il commissario D’Angelo – e posti letto sono sempre disponibili se dovessero servire per i pazienti positivi, seguendo il principio di massima cautela».
Tra lunedì e martedì mattina, intanto, sono emersi anche 1.650 guariti ed è stato segnalato un nuovo decesso, il tredicesimo nell’ultima settimana, il dato più basso dal sei gennaio.
Il Messaggero