Virus, azienda sospende operaio non vaccinato. Caos per i positivi dopo la prima dose

Hub vaccinale a San Marco
PERUGIA Da una parte chi non vuole vaccinarsi, dall’altra chi vorrebbe ma non può e si trova per giunta senza green pass con tutte le conseguenze possibili in ambito...

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PERUGIA Da una parte chi non vuole vaccinarsi, dall’altra chi vorrebbe ma non può e si trova per giunta senza green pass con tutte le conseguenze possibili in ambito lavorativo e personale. In questa estate bollente, la nuova frontiera delle casistiche legate al Covid si allunga ben oltre la ripresa del contagio e dopo i sanitari, anche per i lavoratori privati le sospensioni sono diventate realtà.


Un primo caso è emerso a Perugia e riguarda un operaio addetto in un’azienda del settore cartotecnico non vaccinato. «Una situazione che non capiamo visto che abbiamo gestito certe casistiche coi protocolli tra aziende e sindacati che hanno dato buoni frutti», osserva Gianni Fiorucci, segretario regionale Cgil Umbria. «Basti pensare ai pochi focolai nei luoghi di lavoro». Il fenomeno, invece, si sta diffondendo e dopo aver investito gli addetti sanitari ora coinvolge anche il privato. «Ci arrivano segnalazioni anche dal commercio – aggiunge Fiorucci - mentre nel settore tessile un'azienda che era pronta a sospendere il dipendente è tornata sui suoi passi. C'è bisogno di indicazioni più chiare da parte del governo». L’avversione al vaccino e al Green pass interessa un po’ tutti i settori privati, compresi quelli che – come il commercio - prevedono contatto col pubblico. E spesso, per considerazioni più “politiche” che sanitarie legate alla tutela della salute, quale bene personale e interesse pubblico. «La vera svolta sono le cure monoclonali, non ci possono costringerci a fare la vaccinazione anti-Covid», sostiene l’impiegata di un’azienda del settore finanziario.

Parallelamente sta emergendo un altro problema che la Regione ha segnalato al Ministero della Salute. Riguarda le persone che si sono positivizzate dopo la prima dose di un farmaco a doppia somministrazione. Assistiti che, essendo trascorsi i sei mesi dal primo tampone positivo, si trovano con un green pass scaduto e senza la prospettiva di ricevere la seconda dose di vaccino. «Per tali soggetti, infatti – come spiega la Regione nella nota inviata al Ministero – è previsto il rilascio della certificazione verde Covid-19 con validità solo per i successivi 6 mesi dall’avvenuta guarigione». Superato tale termine, non è chiaro cosa succeda, visto che Aifa sconsiglia la somministrazione della seconda dose, equiparando l’infezione naturale a una sorta di richiamo del vaccino. “Conferendo una risposta specifica per il virus, scrive Aifa – non è indicato somministrare a queste persone la seconda dose vaccinale”. Un caso riguarda Giulia, operatrice del settore sanitario che ci ha segnalato tale anomalia e che, come riconosciuto dalla Regione nella risposta indirizzata all’assistita, “è un’enorme criticità che quotidianamente viene rappresentata”. Il risultato è che tali soggetti si ritrovano senza Green pass e senza la possibilità di avere la seconda dose vaccinale, “con gravi ricadute lavorative e personali”, come segnalato dalla nostra lettrice. Per questo, recependo l’ovvio disagio che interessa centinaia di cittadini che si sono contagiati dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino, la Regione ha chiesto al Ministero l’attivazione di un percorso utile a superare tale impasse. “Risulta necessario che a livello centrale e al più presto – ha scritto il commissario Massimo D’Angelo al Ministero, in collaborazione con il Centro di farmacovigilanza della Regione – la questione sia risolta dal punto di vista regolatorio e informatico». L’alternativa sarebbe iniettare la seconda dose, eventualità sconsigliata da Aifa e che limiterebbe le scorte di vaccino, al momento indispensabili per allargare la platea degli immunizzati Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero