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PERUGIA - I segnali di miglioramento non mancano e per la prima volta sono tutti convergenti verso il basso ma la numerosità dei contagi e dei posti letto ospedalieri occupati da pazienti Covid inducono a professare ancora prudenza. «L’attenzione e l’allerta rimangono – spiega Carla Bietta, esperta del Nucleo epidemiologico – perché l’incidenza delle varianti è altissima ma misure di contenimento e strategia vaccinale funzionano».
Aspetti incoraggianti ed elementi di rischio di questa fase epidemica sono stati al centro del punto Covid settimanale della Regione. Tra questi, il numero di casi giornalieri ancora elevato: ieri altre 189 infezioni con un’incidenza sui tamponi molecolari al 6,1% in lieve risalita. Tale dato si accompagna a 246 guariti ragione per la quale gli attualmente positivi hanno ripreso a scendere (4.754). «La situazione dei contagi è in discesa ma la curva negli ultimi giorni si è appiattita - spiega Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico umbro – e la regione non è più scesa nell’incidenza e questo è confermato da un indice di replicazione diagnostica pari a 1,01: dato che conferma la fatica con cui la curva tende a piegarsi. Per farla scendere ulteriormente bisognerebbe aumentare le misure restrittive o i controlli». Un aspetto confermato da Rt che nel monitoraggio settimanale della Cabina di regia (vedi altro articolo) è stimato 0,83, in discesa ma sugli stessi livelli di inizio marzo. L’evoluzione dei contagi nelle due province ha evidenziato un andamento simmetrico per un paio di settimane, fin quando Perugia è tornata a salire, Terni a scendere. «Nella settimana 22-28 marzo – aggiunge Cristofori – i dati delle due province sono molto vicini alla media regionale pari a 137,56. Questo anche perché ci sono zone, come Città di Castello e Foligno, più “rosse” di altre mentre altrove, come a Terni, la situazione è rientrata: misure veloci portano a una discesa veloce dei casi».
L’appiattimento della curva è coerente con l’andamento dei ricoveri: ieri 9 in meno tra quelli ordinari (326 il totale), -3 tra le terapie intensiva, scese a 54 con due ingressi del giorno. «La media mobile sta scendendo – osserva Carla Bietta – ma la numerosità resta impegnativa». Conforta l’andamento dei decessi che iniziano a diminuire e nell’ultima settimana ci sono stati un giorno con zero casi letali e ieri con un solo morto (a Narni). «Questo ci rincuora ma la situazione è ancora di allerta e la numerosità dei contagi (circa 200 al giorno) non ci permette di essere sereni come vorremmo». Anche a causa delle varianti che, come anticipato dal Messaggero, in Umbria incidono nel 96% dei casi secondo l’ultima flash survey Iss su un campione di 25 casi, con la brasiliana prevalente al 32%. «Non abbiamo molte informazioni e ci sono gruppi di lavoro al riguardo: sappiamo che tale variante ci preoccupa, come la inglese, per la contagiosità. Servono più numeri e più tempo per capire l’impatto dal punto di vista della patologia, della gravità e della letalità».
In questa fase epidemica ci sono anche spiragli come dimostra l’analisi dell’impatto della profilassi sulla comunità dei sanitari. «Da quando è iniziata la vaccinazione, nel resto della popolazione tra il 25 dicembre e il 5 febbraio c’è una crescita di contagi che tra gli operatori sanitari non è così alta e subito dopo la numerosità di casi inizia a scendere», aggiunge Bietta.
Il Messaggero