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PERUGIA - La decisione va presa rapidamente. Entro fine mese la Regione deve individuare un nuovo direttore generale per la Sanità. Ora, tra le ipotesi possibili per sostituire Claudio Dario, spunta il nome di Roberto Noto dallo Spallanzani di Roma.
La scelta è delicatissima, poiché si tratta di cambiare il generale in capo nel pieno della battaglia. Dario, originario di Conegliano, era arrivato in Umbria poco più di un anno fa, dopo una lunga esperienza da manager pubblico tra Trento, Treviso e Padova. Sulla sua nomina aveva pesato tantissimo il parere dell’assessore Luca Coletto, l’uomo venuto dal Veneto e scelto da Donatella Tesei e dalla Lega per segnare il nuovo corso della sanità in Umbria, provata dagli scandali di Concorsopoli e per la prima volta in cinquant’anni gestita dal centrodestra. Qualche giorno fa Dario ha inviato una pec all’ufficio del personale di Palazzo Donini per comunicare la sua decisione di andare in pensione dal primo aprile: «Secondo alcune interpretazioni giurisprudenziali – ha spiegato il quasi ex direttore – era emerso che avendo un contratto già stipulato potessi andare in pensione mantenendo il contratto in essere. Da un approfondimento dell’ufficio personale dell’amministrazione regionale è invece emerso che a fronte del pensionamento ci si deve dimettere dall’incarico...». Morale: serve al più presto un altro direttore generale della Sanità.
L’idea, questa volta, di “recuperare” un umbro non dispiace affatto alla giunta Tesei. E tra i nomi papabili ci sarebbe anche quello di Roberto Noto. Classe 1960, originario di Foligno, Noto ha lavorato a lungo nella sanità umbra: all’ospedale di Terni e poi alla Usl 1 del Perugino. Ora è il direttore amministrativo dell’istituto Spallanzani di Roma: una struttura di eccellenza e soprattutto in primissima linea nella battaglia al Coronavirus. Al momento, va precisato, si tratta di una delle possibilità sul tavolo.
La soluzione di un umbro “di ritorno” aveva portato nelle scorse settimane ad ipotizzare anche il nome di Gigliola Rosignoli, passata tra il 1996 e il 2019 in una serie di incarichi di responsabilità nelle aziende sanitarie umbre e da un anno e mezzo direttore sanitario dell’Ics Maugeri. Un’altra ipotesi.
L’arrivo del nuovo big della sanità regionale dovrebbe coincidere anche con un riassetto dei direttori sanitari e amministrativi delle quattro aziende: in tutto otto caselle, che comunque non dovrebbero essere completamente stravolte.
L’ASSETTO
E per il nuovo direttore della Sanità, accanto all’emergenza Covid, ci sarà presto anche un’altra questione da affrontare: la convenzione con l’Università per la “doppia” azienda integrata con gli ospedali di Perugia e Terni. Il via libera da parte del ministero della Salute a questa soluzione - un ateneo e due aziende ospedale - che costituisce “un’eccezione” alla regola sarebbe già nero su bianco, recapitato negli uffici dell’Esecutivo regionale.
Il parere del ministro Speranza a questo soluzione non è banale: vuol dire niente rivoluzione dell’assetto “a quattro” della sanità umbra.
Il Messaggero