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PERUGIA Almeno 2,6 miliardi di euro in cinque anni per sostenere la ripartenza e lo sviluppo economico dell’Umbria. A tanto ammontano le risorse destinate alla regione nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) secondo un’elaborazione effettuata dal Centro studi Sintesi (Css) per Cna Umbria e il Confidi interregionale Unico. «Risorse che sommate alla nuova programmazione dei fondi strutturali – osserva Michele Carloni, presidente di Cna Umbria – formano un totale di oltre 4 miliardi di euro a disposizione dello sviluppo regionale. Questo vuol dire che da ora al 2027, per l’Umbria si apriranno un mare di opportunità». A patto di saperle sfruttare appieno.
Per l’Umbria l’ipotesi di allocazione delle risorse del Pnrr avrebbe un’incidenza sul Pil dell’11,2%, maggiore rispetto a Toscana e Marche, ma al di sotto della media nazionale (13,1%). Anche rispetto alla popolazione, la regione si collocherebbe a un livello inferiore alla media complessiva, con 2.968 euro pro capite, mille in meno rispetto al dato nazionale. «La stima delle risorse per l’Umbria derivanti dai programmi europei Next Generation e React – spiega Alberto Cestari, ricercatore Css – tiene conto del fondo complementare messo a disposizione dal governo e di altri criteri. Abbiamo ipotizzato che nella ripartizione regionale di tali risorse, in tutto 235 miliardi, sia applicata la stessa metodologia che la Commissione Ue ha utilizzato per assegnare le risorse Pnrr ai vari Paesi. La quota delle sovvenzioni a fondo perduto, pari al 36% del totale, è stata calibrata tenendo conto della popolazione, dell’inverso del Pil pro-capite, della disoccupazione media 2015-2019 e delle dinamiche del Pil reale 2019-2021. Per la ripartizione della quota relativa ai prestiti (64%), invece si è tenuto conto del Pil regionale». Criteri che hanno portato a ipotizzare per l’Umbria un totale (teorico) di risorse Pnrr di 2,6 miliardi tra il 2021 e il 2026, l’1,1% del totale destinato all’Italia. Il cui Piano è articolato in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e turismo (49,9 miliardi); transizione ecologica (69,9 miliardi); infrastrutture (31,5 miliardi); istruzione e ricerca (33,8 miliardi); inclusione e coesione (29,8); salute (20,2 miliardi). «Sulla base dei dati disponibili – aggiunge Cestari - che circa il 40% delle risorse andrà al Mezzogiorno, il 38% al nord e circa il 16% a Umbria, Marche e Toscana (circa 37,7 miliardi). Ulteriori 16 miliardi non saranno allocati territorialmente ma gestiti direttamente dai ministeri per articolare progetti nazionali».
Dal Centro studi Sintesi si ricorda inoltre che la titolarità dei progetti è in capo ai vari ministeri.
Il Messaggero