Covid, reinfettato il 4,4% dei positivi. Contagi multipli in 131 persone

Covid, reinfettato il 4,4% dei positivi. Contagi multipli in 131 persone
Nuove varianti e reinfezioni. Due fenomeni che si stanno rincorrendo e autoalimentando in questa ondata estiva del SarsCov2. Oltre il 4% di chi dal febbraio 2020 ha contratto il...

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Nuove varianti e reinfezioni. Due fenomeni che si stanno rincorrendo e autoalimentando in questa ondata estiva del SarsCov2. Oltre il 4% di chi dal febbraio 2020 ha contratto il virus si è contagiato di nuovo e si sta facendo strada anche la terza categoria della tripla positività che per ora interessa circa 130 persone. Totalmente cambiata la mappa genetica del virus, ormai veicolato solo dalle sotto-varianti Omicron, con la BA.5 arrivata all’80%.


Al 10 luglio nella regione risultavano 14.148 i casi di reinfezione, pari al 4,4% della popolazione che ha contratto il virus dall’inizio della pandemia. Un dato leggermente più alto della media italiana, pari al 4%. I dati estrapolati dagli esperti della Regione indicano inoltre che i soggetti più esposti alla reinfezione sono giovani e donne. L’età mediana di coloro che si sono contagiati una seconda volta, infatti, è pari a 36 anni e gli assistiti di sesso femminile rappresentano il 56%. Secondo quanto spiegato dall’Iss la maggior esposizione di under 40 e donne è legata semplicemente alla loro maggiore mobilità, nel secondo caso per la maggior presenza di addetti di sesso femminile, ad esempio, nella scuola o nel sociale ad esempio come caregiver. Anche in Umbria non mancano i casi di doppia o tripla reinfezione: secondo i dati collezionati al 10 luglio dalla Regione, in 131 hanno preso tre o più volte il virus, pari allo 0,04% della popolazione contagiata. In questo caso, non uomini e donne sono esposti allo stesso livello alle reinfezioni multiple mentre l’età mediana si abbassa a 33 anni.
Dietro i contagi bis o ter si allunga sempre più l’ombra delle nuove sottovarianti Omicron che stando all’ultimo report di sequenziamento, incluso nel rapporto settimanale del Nucleo epidemiologico regionale (il numero 76 del 5 luglio), hanno ormai soppiantato la mutazione sudafricana originaria. L’esito del sequenziamento operato nel laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Perugia, diretto dalla professoressa Antonella Mencacci, indica una prevalenza della versione BA.5 della variante Omicron che presenta una prevalenza pari all’82%. Il 14% dei campioni sequenziati, invece, risulta riferibile alla sottovariante BA.4. «Le nuove varianti raggiungono il 96% e hanno fatto scomparire la Omicron 2», rilevano gli esperti del Nucleo epidemiologico regionale.

Si tratta di espressioni del SarsCov2 ancora più contagiose la cui diffusione è una delle possibili spiegazioni dell’attuale ondata epidemica che come dichiarato dall’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, «è vicina al picco». Come osservato alcune settimane fa in una dichiarazione all’Ansa dalla professoressa Mencacci, tra le cause di questa recrudescenza di contati c’è lo sviluppo di varianti ancora più contagiose e quindi trasmissibili. «Si stima che un infetto possa contagiare altre 17 persone, peggio del morbillo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero