Coronavirus, in Umbria il lockdown può bruciare due miliardi di ricchezza

Coronavirus, in Umbria il lockdown può bruciare due miliardi di ricchezza
PERUGIA - I due mesi di blocco totale, a causa delle misure anti-covid, a fine anno potrebbero vedere l’attività economica regionale ridimensionata di oltre...

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PERUGIA - I due mesi di blocco totale, a causa delle misure anti-covid, a fine anno potrebbero vedere l’attività economica regionale ridimensionata di oltre l’11 per cento, con oltre 2 miliardi di ricchezza persa. A pagare il prezzo piùaltosarebberosvariatisettori, dal tessile alla metallurgia, dalle costruzioni alla ristorazione, dalla ricettività all’intrattenimento. Lo spettro di una recessione tracciato in uno studio dell’Agenzia Umbria ricerche che appesantisce il fardello di una crisi iniziata amarzo.


DUE SCENARI
Dalle valutazioni dei ricercatori Aur di allora, dunque, un aggiornamento che prende in esame l’eventualità che epidemia e restrizioni possano propagarsi anche al secondo semestre 2020. «Due scenari che tengono conto del protrarsi del blocco delle attività – spiegano Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia – e delle attuali difficoltà della fase di ripartenza».Nellasituazionepiùfavorevole, si tiene conto della progressiva riapertura delle attività del mese di maggio, in un contesto di convivenza col virus. «In questo caso il ciclo economico riprende lentamente, scontando comunque importanti effetti negativi nella domanda interna ed estera». Nell’ipotesi più pessimistica, si teorizza una condizione di epidemia anche in autunno, con possibili nuovi focolai e ulteriori lockdown o mini blocchi più o meno localizzati. «In questo caso, il perdurante clima di instabilità e incertezza frenerebbe ulteriormente consumi e investimenti, generando un ritardo nella ripresa del ciclo economico», aggiungono i due ricercatori.

L’INVERSIONE DI TENDENZA
L’eventuale inversione di tendenza e possibili effetti anti-ciclici dipenderanno anche da come i singoli settori potranno reagire o viceversa cedere alle conseguenze di tale involuzione, in base al loro peso nell’economia regionale. Ruolo che l’analisi Aur ha elaboratosulla scortadi recentiindicazioni (Confindustria, Cerved, Bankitalia) combinate con le peculiaritàdellaregione. «In base a tali valutazioni, tra i settori più gravemente colpiti, con variazioni di valore aggiunto trail-9eil-38,3%figuranoattività collegate al turismo e alla ricreazione, trasporti, arte e intrattenimento,costruzioni e,nel manifatturiero,metallurgia e tessile-abbigliamento. Settori che generano il43,4% delvalore aggiunto regionale».

SANITÀ E CHIMICA

Solo sanità e chimica-farmaceutica hanno un orizzonte positivo, ma il loro peso sull’economia regionale è stimato al 7,3%. Cali “controllati” per agricoltura, alimentari e servizi finanziari che valgono il 26,8% della ricchezza generata nella regione. «Sulla basedi tali stimesettoriali – osservano quindi Tondini e Casavecchia – la contrazione complessiva dell’attività economia in Umbria potrebbe oscillare tra il -7,4, nello scenario meno grave, e l’11,1 per cento, in quello peggiore». Tradotto in termini monetari, una perdita di business compresa tra 1,5e2,2miliardidieuro. «Un calo in entrambi i casi lievemente inferiore a quello nazionale, frutto di stime aleatorie formulate in presenza di una situazione molto fluida».Tutto ritorna al virus e alla capacità di conviverci insicurezza e responsabilità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero