Coronavirus, turismo ko: a rischio 500mila presenze

Coronavirus, turismo ko: a rischio 500mila presenze
PERUGIA - Simone Fittuccia, presidente regionale di Federalberghi snocciola numeri con la facilità di una calcolatrice. E sono tutti numeri con il meno davanti, cioè...

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PERUGIA - Simone Fittuccia, presidente regionale di Federalberghi snocciola numeri con la facilità di una calcolatrice. E sono tutti numeri con il meno davanti, cioè numeri da brivido. L’incubo del coronavirus va avanti su due binari: quello degli ospedali e quello dell’economia. E il turismo fa il conto con la botta più grossa.

Perché è il comparto che per primo prende lo schiaffo quando il cielo si fa nero. Avete presente il terremoto? Con il coronavirus il rischio che vada molto peggio è pari alla rapidità del contagio nella provincia di Whuan.
l primo numero arriva da Fittuccia sul conto di un tour operator che porta in Umbra sopratutto turisti tedeschi: in 17 mila rischiano di scegliere altre mete.
«C’è un dato- dice- che è significativo e abbiamo illustrato, tra gli altri, agli assessori regionali Paola Agabiti e Michele Fioroni nell’incontro che si è tenuto al Broletto. È il dato del turismo scolastico. In Umbria tra marzo e aprile abbiamo un movimento di circa 200-300mila studenti. Se facciamo i conti delle presenze tra marzo, che tocca le trecentomila, e aprile che arriva alle seicentomila, c’è il rischio che la metà di quel dato vada perso». Cioè il turismo dell’Umbria perda secco, nel giro di disdette, mezzo milione di presenze. Che significa un fatturato da quasi 30 milioni di euro.
Ma non c’è solo il turismo. C’è l’indotto che porta chi arriva nella nostra regione: il commercio. Dal bar per la colazione al ristorante, passando a chi vende souvenir (basti pensare alla sola Assisi), fino ai prodotti tipici. E l’Umbria ha rapporti molto stretti con le regioni che oggi sono segnate in rosso sulla cartina del coronavirus, Lombardia e Veneto. Ancora Fittuccia appena uscito, lunedì sera,  dal vertice in Regione: «Marzo e aprile significano Pasqua. E Pasqua, per noi, significano turisti che arrivano da Lombardia e Veneto oltre che da Campania, Calabria e Puglia. Perdere i lombardi e i veneti significa perdere un trenta-quaranta per cento del fatturato per la Pasqua». Preoccupa anche lo stop ai viaggi dal Sud Corea, nazione che pesa il 5 % sul turismo regionale. Senza dimenticare che quello che perde l’Italia lo prendono i competitor tradizionali: dalla Francia alla Spagna.
Meno presenze significa meno fatturato per tutta la filiera. Meno fatturato significano posti di lavoro a rischio. Fittuccia spiega: «A Federalberghi sono associate 360 strutture. Ipotizziamo una media di 5-7 persone occupate per struttura. Arriviamo a poco meno di tremila addetti. Visto che la metà del comparto turistico in Umbria è un lavoratore di carattere stagionale, significa che il 50 per cento non avranno lavoro. E gli altri che dovranno attaccarsi alla cassa integrazione in testa, per tenere botta».

Gli albergatori hanno chiesto alla Regione un’operazione tipo quella post scosse: cioè far capire dove non c’è il contagio. E poi che il pubblico intervenga per quelle imprese che hanno esposizioni con le banche, magari perché hanno fatto investimenti di riqualificazione delle strutture.

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Il Messaggero