Scuole chiuse, le reazioni. «Almeno le elementari avrebbero potuto restare in presenza»

Federico Ferri, preside dell'ìIc Pg 7
PERUGIA - Tutti a casa come ai tempi del lockdown. Sembra di essere tornati indietro di un anno e se per gli studenti delle superiori è, purtroppo, un’abitudine, per...

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PERUGIA - Tutti a casa come ai tempi del lockdown. Sembra di essere tornati indietro di un anno e se per gli studenti delle superiori è, purtroppo, un’abitudine, per i bimbi delle elementari è invece la prima volta in questo anno scolastico e la cosa pesa parecchio. Restano invece a scuola l’Infanzia e i ragazzi con bisogni educativi speciali certificati. La maggior concentrazione del disagio è sicuramente a Perugia dove ci sono i numeri più alti di scuole, studenti, docenti, Ata e quindi famiglie. L’ordinanza è arrivata all’ora del tè, mentre erano in corso parecchi consigli di classe dunque reazioni e provvedimenti sono stati condivisi, ma la chiusura era nell’aria e molti dirigenti avevano pronta la circolare. Nella chat dei presidi, pur nella consapevolezza che la situazione non è allegra, ci sono favorevoli e contrari ma in tutti è presente lo sfinimento per i continui cambiamenti.

LE REAZIONI

La nuova chiusura delle superiori senza la possibilità di fare i laboratori è una mazzata anche per i tecnici: «Non mi esprimo né contro né a favore – dice Rita Coccia preside del Volta di Perugia – Chi ha preso questa decisione ha tutti i dati per poterlo fare, quindi è una responsabilità che si prende il politico e noi dirigenti scolastici la dobbiamo applicare. Noi abbiamo sempre ricordato le problematicità che emergono con una prolungata didattica a distanza e avevamo visto di buon occhio il ritorno al 50%, ma come al solito facciamo quello che ci viene chiesto. L’unica cosa che è auspicabile è avere delle indicazioni con un congruo anticipo perché forniamo un servizio ai minori e dobbiamo avvisare tutte le famiglie. Speriamo che funzioni il tam tam. In merito ai laboratori vien da sé che non poterli fare è un danno per i ragazzi dei tecnici che almeno una o due volte a settimana venivano a scuola. Per i ragazzi con bisogni speciali organizzeremo il servizio in presenza da domani in base alle singole esigenze».

CONTRO CORRENTE

«La chiusura per due settimane? Sono molto contro corrente, molti miei colleghi non aspettavano altro perché hanno dovuto fare i conti con diversi cluster, ma io non l’avrei fatta». Federico Ferri, dirigente scolastico dell’IC Perugia 7 di San Sisto, si dice scoraggiato, preoccupato e spiega perché è contro corrente: «Lo dico perché ieri avevo tutti in classe e da oggi la scuola sarà vuota. Lo dico anche se sono stato il primo ad avere avuto una classe in isolamento ma poi in tutto ne ho avute solo tre. E’ una sconfitta. E per i bambini più piccoli, penso a quelli delle prime classi, è un grande danno perché con i genitori che vanno al lavoro si ritroveranno a casa magari a fare la Dad con chi non sarà in grado, penso ai nonni meno pratici di informatica, di seguirli. Dispiaciuto per la chiusura e molto arrabbiato con chi durante le feste non si è comportato bene. Ora ne paghiamo le conseguenze». Sulla organizzazione della Dad Ferri, come quasi tutti i colleghi, non è rimasto spiazzato avendo predisposto e fatto approvare dal collegio docenti a inizio anno un piano da attuare nel caso di necessità della didattica a distanza.

GLI STUDENTI

Gli studenti organizzati, da sempre contro la Dad, ovviamente non hanno gradito la chiusura: «Come studenti comprendiamo la gravità della situazione nella nostra regione, - dice Matias Cravero, coordinatore di Altrascuola - ma ci troviamo ancora una volta a dover tollerare una decisione che sarebbe stata evitabile attraverso una gestione più responsabile di trasporti e sanità». Critici con la gestione della pandemia in rapporto alle scuole anche i giovani democratici che annunciano: «Faremo di tutto perché la scuola torni a essere un punto centrale della ripresa sociale della nostra comunità, anche con presidi e petizioni online».

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Il Messaggero