Coronavirus, il Papa in streaming risolve il giallo di un quadro del Perugino trafugato 200 anni fa

Papa Francesco va in streaming per parlare al mondo in sicurezza dal Coronavirus, e così tutti possono straordinariamente ammirare alle sue spalle la...

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Papa Francesco va in streaming per parlare al mondo in sicurezza dal Coronavirus, e così tutti possono straordinariamente ammirare alle sue spalle la “Resurrezione” del Perugino trafugata dai predatori napoleonici nel 1797 dalla Chiesa di San Francesco al Prato di Perugia. Nel 1815 venne riportata in Italia, ma non si fermò a Perugia, proseguì bensì per Roma e da allora è gelosamente conservata all’interno della Biblioteca del Palazzo Apostolico in Vaticano. La si è vista sempre per pochi secondi in televisione, dietro al Papa, a fare da sfondo agli incontri con i capi di Stato.


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Questa grande pala, alta quasi tre metri, ha lo strano privilegio di essere in realtà poco accessibile perché è collocata nella biblioteca privata del pontefice (esattamente Biblioteca dell’appartamento delle udienze), dove il Papa riceve gli ospiti di riguardo. Da qualche settimana tutto il mondo ha la possibilità di apprezzarla non più fugacemente durante i frequenti interventi papali. Per Perugia, questo grande dipinto è sicuramente un grande vanto, esempio della gloriosa storia di cui è stato protagonista nella scena artistica delle grandi committenze rinascimentali.

Quest’opera è uno dei tanti straordinari capolavori che custodiva il Pantheon Perugino, di cui oggi non ci resta che il privilegio della sua origine. L’opera venne commissionata nel 1499 e compiuta verosimilmente entro il 1501 da Perugino e bottega. Committente fu Bernardino di Giovanni da Orvieto, un personaggio di una importante famiglia umbra che volle una pala per l’altare della cappella di famiglia in San Francesco al Prato, insieme ad una seconda tavola (San Giovanni Battista ed altri santi) che Perugino consegnerà dieci anni dopo.

Secondo una iconografia particolare, in questa opera il Cristo non esce dal sepolcro, ma, inserito nella “mandorla”, è già sopra alla tomba in parte scoperchiata, con un riferimento anche all’Ascensione. In mano ha la bandiera “crocesegnata del vincitore”. Intorno, quattro soldati addormentati o stupefatti. Sullo sfondo un paesaggio probabilmente ispirato al lago Trasimeno, da cui spuntano un campanile, una chiesa pieni “d’aria”. La figura di Cristo, con la bandiera crociata, ha la tipica armonia e dolcezza delle opere della maturità dell'artista, con la piacevole rappresentazione del petto nudo anatomicamente dettagliato e un panneggio sgargiante che ricade in pieghe profonde, amplificate dal forte chiaroscuro "scultoreo" e dai riflessi cangianti, oltre che da alcuni giochi lineari come nel drappo svolazzante sulla destra. Gli angeli oranti ai lati del Cristo sono simmetrici e derivano da un medesimo cartone che venne utilizzato più volte dall'artista e dalla bottega.

La Resurrezione doveva essere vista da lontano, dai fedeli in uscita dalla chiesa e questa posizione giustificherebbe alcune particolarità stilistiche della tavola. Alcuni storici ritengono che il Perugino avrebbe utilizzato a piene mani la bottega, dunque lo stesso Raffaello, e avrebbe liquidato la pala in due mesi. Certo se avesse saputo che qualche anno dopo Raffaello, l’allievo diventato ancora più grande del maestro, avrebbe dipinto per la stessa chiesa, due delle sue pale più importanti per le famiglie più in vista di Perugia, probabilmente, in questa occasione, avrebbe operato diversamente.

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Il Messaggero