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Salasso badanti, in un anno le retribuzioni a carico dei datori di lavoro sono cresciute in media di 1.200 euro: più soldi in busta paga per i lavoratori domestici e maggiore spesa per migliaia di famiglie umbre, soprattutto quelle con reddito debole, che ogni mese fanno i conti per potersi permettere un’assistenza de proprio congiunto in casa. E se sono oltre 20mila lavoratori impiegati nei ruoli di colf e badanti, quasi 15mila sono le famiglie che richiedono assistenza, con metà delle quali che dichiara di far fatica a pagare regolarmente la propria badante. Il 2023 è stato l’anno più nero riguardo alla spesa delle famiglie a causa dell’incremento dell’inflazione che ha portato, dice l’Assindatcolf, una delle associazioni che raggruppa i datori di lavoro domestici, a un più 9,2% dei minimi retributivi delle badanti, «portando il costo per la gestione degli anziani e dei non autosufficienti rischia di diventare insostenibile almeno per quasi sei famiglie datrici di lavoro domestico su dieci». Ma ecco la curva dai rincari negli ultimi due anni: solo a titolo di esempio la badante convivente per persona non autosufficiente, inquadrata nel livello Cs, nel 2022 percepiva uno stipendio mensile di 1.026 euro (minimo tabellare), nel 2023 questo è aumento fono ad arrivare a 1.120,76, mentre quest’anno, in base a quanto comunica la Federazione italiana dei datori di lavoro domestico, Fidaldo, che, insieme alle associazioni che la compongono (Assindatcolf, Nuova Collaborazione, A.D.L.D. e A.D.L.C) ha sottoscritto al ministero del Lavoro i nuovi minimi retributivi validi per l’anno in corso, passerà da 1.120,76 a 1.127,04 euro al mese, con un incremento mensile dello stipendio di 6,28 euro. Un piccolo sospiro di sollievo almeno per quest’anno, e questo «grazie ad una esigua variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo: complessivamente i valori minimi retributivi crescono rispetto al 2023 dello 0,56%, che corrisponde all’80’% dell’indice Istat (0,70%). Nel frattempo, ci sono anche gli oltre 19mila caregiver familiari umbri, quelle persone di famiglia che si prendono cura personalmente del proprio congiunto, a essere in difficoltà, facendo conto solo sul fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare che per l’Umbria, per l’anno 2023, vede la somma complessiva di 441.308 euro, «una cifra quasi irrisoria - dice Enrico Mariano, presidente di Anmic Umbria, l’associazione degli invalidi civili - L’esercito silenzioso dei caregiver familiari sperava in cifre più ragionevoli per accudire il proprio parente affetto da disabilità gravissima. E dall’altro lato è forte la richiesta di badanti, ma la situazione non si sblocca e migliaia di famiglie sono in forte difficoltà. E il fondo non è sufficiente assolutamente e nessuno a pensato di impiegare risorse del Pnrr anche per agevolare la categoria degli invalidi, ma per ora niente si muove».
Ma intanto per oltre 9mila famiglie umbre la spesa per l’assistenza è sempre meno sostenibile e tutto in una regione che ha la percentuale più alta dei lavoratori del settore, il 22,6 per cento ogni mille abitanti.
Il Messaggero