Concorsopoli, i pm: «Le pressioni arrivano dall'alto». Tutte le accuse sui concorsi Infermieri, Geriatria e Anestesia

L'ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia
PERUGIA -«Facciamo salti mortali... Le pressioni arrivano dall'alto». Le intercettazioni della guardia di finanza negli uffici dell'ospedale di Perugia, altre...

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PERUGIA -«Facciamo salti mortali... Le pressioni arrivano dall'alto». Le intercettazioni della guardia di finanza negli uffici dell'ospedale di Perugia, altre cinque lunghe ore di requisitoria e prende sempre più forma la serie di condanne che lunedì nell'aula degli Affreschi risuonerà per il processo noto come Concorsopoli. Per quella «rete di sistema» che, secondo i sostituti procuratori Mario Formisano e Paolo Abbritti, avrebbe gestito e pilotato i concorsi in sanità e che, anche con gli arresti del 12 aprile 2019, ha decapitato la politica in Umbria. In cinque ore di ricostruzioni, intercettazioni, racconti di scambi di tracce e di favori, la procura ha infatti continuato a mettere in fila le contestazioni nei confronti di 32 persone, accusate a vario titolo di falsi, abusi e rivelazioni di segreto d'ufficio, con nove imputati chiamati a rispondere anche di associazione per delinquere: il gran finale di cui si discuterà nella prossima udienza.

I concorsi per infermieri, Geriatria e Anestesia sono stati gli argomenti principali sviscerati ieri davanti alla corte presieduta da Marco Verola, che ha già saggiato parte del conteggio finale che sarà presentato lunedì 25 marzo, dopo la disamina sulle procedure per Maxillo facciale e altre posizioni minori. Insomma, niente calcolo delle pene per adesso, ma solo uno spoiler su quello che saranno le richieste di condanna. Compresi comunque alcuni distinguo e un'anticipazione delle richieste anche di assoluzione per alcuni imputati e alcuni capi di imputazione. Come per le categorie protette nella scorsa udienza era stata avanzata l'idea di un'assoluzione per l'ex assessore alla Sanità Luca Barberini, nel concorso per infermieri si proporrà per esempio lo stesso finale per l'attuale direttore generale dell'ospedale di Terni Andrea Casciari. Mentre proprio per Barberini e anche per Patrizia Borghesi sarebbero emersi – in base alle convinzioni dell'accusa – quei riscontri necessari alla richiesta di condanna. Anche per quegli elenchi di nomi dei candidati sottolineati in rosso, il sistema dei colori in base al mittente della segnalazione. Un foglio excel in cui riportare i “pizzini” scritti a penna con le persone da aiutare. E poi le sigle Lu e doppia Lu a indicare il massimo dell’interesse. «Perché a distanza di tempo hanno conservato tutti i file, poi sequestrati – è il senso di una delle riflessioni di Formisano in aula -? Perché quando uno fa una mascalzonata del genere dovrebbe in teoria distruggere subito le prove. Evidentemente si conservarono per rendere conto a chi di dovere di aver eseguito esattamente gli ordini».

Perché è questo il fondamento dell'accusa più grave, su cui la procura sta imbastendo l'impianto accusatorio, per ora solo accennando, sottolineando, tratteggiando quello che è il capo di imputazione più pesante e che - nella conferma o smentita del collegio – influenzerà certamente il computo delle pene. A doversi difendere da quell'inquietante articolo 416, tra gli altri, saranno gli ex vertici dell'ospedale di Perugia, l'allora dg Emilio Duca e il direttore amministrativo Maurizio Valorosi, ma anche l'ex presidente della Regione Catiuscia Marini, l'ex sottosegretario Gianpiero Bocci e lo stesso Barberini. Che sono, per la procura, parte di quell'«alto» da cui sarebbero arrivate le pressioni per concorsi e prove. «Tante» pressioni, si sente nelle intercettazioni captate nell'ufficio di Duca e ribadite in aula, e con «tutto il mondo» che si mosse per aiutare gli amici. O per la «criptostabilizzazione» per sistemare gli interni, come sottolineato dai pm nel caso di Geriatria. Tutte contestazioni, ovviamente, che dopo le discussioni delle parti civili le difese, da aprile, sono pronte a disinnescare. Con la sentenza attesa entro la fine della primavera.

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Il Messaggero