Concorsopoli, l'inchiesta: «Ecco come la rete truccava i concorsi in ospedale»

Concorsopoli, l'inchiesta: «Ecco come la rete truccava i concorsi in ospedale»
PERUGIA - I concorsi all'ospedale? Le presunte «alterazioni delle procedure concorsuali» erano anche molto creative: dai pizzini con le tracce alle mancate...

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PERUGIA - I concorsi all'ospedale? Le presunte «alterazioni delle procedure concorsuali» erano anche molto creative: dai pizzini con le tracce alle mancate comunicazioni delle date d'esame per i candidati più forti. Ne è convinta la procura di Perugia che nell'avviso di conclusione delle indagini – con cui nell'inchiesta battezzata Concorsopoli ha indagato 45 persone, tra vertici della sanità, politici, medici e membri delle commissioni – ha messo in fila tutti i modi con cui la «rete» gestiva i concorsi dell'Azienda ospedaliera di Perugia e di altre aziende sanitarie umbre.


Nel caso del concorso per l'assunzione a tempo determinato da infermiere, per esempio, i pm Mario Formisano e Paolo Abbritti, con il procuratore Giuseppe Petrazzini, infilano l'accusa di abuso di ufficio in concorso per le nove persone che avrebbero proceduto «in assenza di una reale valutazione di merito dei titoli e delle prove scritte con attribuzione “a tavolino” dei relativi punteggi, assegnando ai candidati segnalati i punteggi di 18, 19, 20» determinando così «il posizionamento “utile” entro il 309° posto della graduatoriadi vari candidati alla predetta procedura, per consentire loro di beneficiare del c.d. “scorrimento”». Con questa modalità, si sarebbe determinato «l'esito illegittimo della prova concorsuale in favore di 174 candidati, dei quali 67 venivano collocati attraverso tali aiuti illeciti tra i primi 309 posti in graduatoria».
E se in diversi altri casi (alcuni filmati addirittura dalla guardia di finanza negli uffici dell'ex direttore generale) ci sarebbe stato proprio il passaggio delle tracce prima del giorno del concorso, secondo la procura i verbali delle commissioni esaminatrici – sempre nel caso degli infermieri – sarebbero stati formati «attestando falsamente di aver stabilito i punteggi all'esito di una valutazione collegiale degli elaborati effettuata senza conoscerne l'autore (…) mentre, al contrario, gli stessi erano stati artatamente gonfiati nei confronti dei candidati segnalati». Con tanto di verbali chiusi «in modo definitivo in epoca successiva» alla conclusione ufficiale delle operazioni di valutazione dei titoli dei concorrenti.
Nel caso del concorso per due posti a tempo indeterminato da dirigente di Geriatria, addirittura, la «rete di sistema», allo scopo di «assicurare un'ottimale collocazione dei candidati “raccomandati” in graduatoria» avrebbe fatto in modo di non far partecipare al concorso una candidata in odor di posto (assicurandole in cambio l'inserimento nella procedura di stabilizzazione, secondo la tesi della procura), per avvantaggiare due candidati.
Ed è anche successo - secondo le accuse dei magistrati ovviamente ancora tutte da provare - che nella sfida da dirigente per Chirurgia Maxillo-facciale due candidati fossero «indicati come vincitori della procedura ancor prima che la stessa iniziasse». O che nel caso del concorso per assistente tecnico contabile riservato ai soggetti disabili solo «cause indipendenti dalla volontà» degli indagati hanno vanificato il piano per pilotare l'esame, con i contenuti delle prove passati in anticipo: una candidata non aveva i requisiti e l'altra ha fatto scena muta.


Adesso a parlare saranno invece gli indagati, pronti a difendersi dalle accuse che a vario titolo, sono abuso di ufficio, falso materiale e falso ideologico (più un caso di tentato peculato e uno di tentata estorsione). Ma a partire da quella più grave di associazione per deliquere contestata all'ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, all'ex assessore alla Sanità Luca Barberini, a Gianpiero Bocci (già sottosegretario al Ministero dell'Interno), a Emilio Duca (ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Perugia), Maria Cristina Conte (come responsabile dell'Ufficio Personale dell'Azienda), Rosa Maria Franconi (dirigente coordinatore dell'Ufficio Acquisti e appalti), Diamante Pacchiarini (ex direttore sanitario dell'Azienda) e Antonio Tamagnini (all'epoca responsabile dell'Ufficio Coordinamento attività amministrative). Gli altri 36 indagati sono Roberto Ambrogi, Serena Zenzeri, Lorenzina Bolli, Riccardo Brugnetta, Eleonora Capini, Amato Carloni, Gabriella Carnio, Moreno Conti, Pasquale Coreno, Marco Cotone, Potito D'Errico, Maurizio Dottorini, Giuseppina Fontana, Fabio Gori, Paolo Leonardi, Patrizia Mecocci, Walter Orlandi, Vito Aldo Peduto, Mario Pierotti, Domenico Francesco Oreste Riocci, Alessandro Sdoga, Simonetta Tesoro, Milena Tomassini, Domenico Barzotti, Brando Fanelli, Elisabetta Ceccarelli, Tiziana Ceccucci, Patrizia Borghesi, Mauro Faleburle, Massimo Lenti, Antonio Tullio, Giampietro Ricci, Andrea Casciari, Fabio Madonnini, Andrea Sborzacchi e Alvaro Mirabassi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero