Concorsopoli, in aula va in onda il film delle graduatorie truccate per gli amici

Duca e Valorosi ripresi dalle microcamere della guardia di finanza
PERUGIA - «Quello no, che è di fuori e non ce lo vogliono. Quei voti li abbiamo abbassati, quelli alzati e poi ce la giochiamo all'orale». Questo il tenore...

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PERUGIA - «Quello no, che è di fuori e non ce lo vogliono. Quei voti li abbiamo abbassati, quelli alzati e poi ce la giochiamo all'orale». Questo il tenore delle conversazioni che si facevano negli uffici della (ex) dirigenza del Santa Maria della misericordia e che ieri sono andate letteralmente in onda nel corso dell'udienza del processo noto come Concorsopoli, l'inchiesta sui concorsi in sanità considerati truccati e che nel 2019 ha decapitato la politica umbra.

Nella maxi aula del Capitini – dopo uno spostamento last minute che va raccontato a parte – infatti la procura, con i pm Mario Formisano e Paolo Abbritti, ha firmato la regia del film sui concorsi con l'aiutino, mandando sullo schermo le riprese effettuate dalla guardia di finanza con le microcamere piazzate negli uffici dell'ex direttore generale Emilio Duca e dell'ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi, già condannati in primo grado per il filone secondario dell'inchiesta e ora tra i trenta imputati chiamati a difendersi dalle accuse di falso e abuso di ufficio, più l'associazione per delinquere ancora contestata ad alcuni.
Davanti alle loro scrivanie, secondo quanto visto ieri in aula, si presentavano diversi interlocutori pronti a truccare i concorsi. Membri di commissione e dirigenza, insomma, intorno a un tavolo per pianificare voti da alzare o da abbassare alla bisogna. Per fare arrivare il più possibile vicino al traguardo l'amico segnalato dagli amici. Una ricostruzione cruda, anche nel linguaggio, che poco spazio ha lasciato all'immaginazione, compresi – secondo quanto visto in aula – i sorteggi pilotati delle tracce passate prima dell'esame alle persone da aiutare. Una visione che arriva dopo il racconto del membro di commissione che nella passata udienza aveva spiegato i colori e le sigle con cui ci si ricordava dei candidati da sostenere nelle lunghe liste di segnalazioni, con tanto di “doppia Lu” davanti a chi aveva più di un angelo custode. Una visione, comunque, che gli avvocati proveranno a smontare per dimostrare la correttezza dell'operato dei propri assistiti, più malcostume che reato.


Iniziando già da oggi, con il controesame del maresciallo che ieri ha iniziato a riferire sulle captazioni effettuate per due concorsi, quello per Geriatria e quello per Anestesiologia. Appuntamento al Capitini, dove la corte presieduta da Marco Verola ha deciso di spostarsi dopo il giusto rumoreggiare degli avvocati che ieri mattina avevano iniziato l'udienza nell'aula degli Affreschi, nel palazzo della Corte d'appello. Aula in cui ai tempi del processo Kercher si stava anche uno sulle spalle dell'altro, ma che in tempi di Covid non è assolutamente sicuro per la salute di nessuno. E ieri in quell'aula, tra oltre trenta avvocati, diversi imputati, i giudici, i pm e i tecnici del tribunale si era davvero in troppi: quasi il doppio dei 28 consentiti dalle norme anti pandemia. Dopo una richiesta di porte aperte e di una sospensione per prendere aria dall'aula al meno due di palazzo del Capitano del popolo, il presidente ha deciso di proseguire al Capitini. In piena sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero