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Sono pronte a partire da quasi due anni. Tra le prime in Italia a costituirsi e prendere forma, avrebbero rappresentato non solo un fiore all’occhiello per il Ternano ma un esempio su scala nazionale. Eppure un passaggio a livello normativo fermo “inspiegabilmente” da mesi – e chissà ancora per quanto tempo – blocca l’avvio delle comunità energetiche tra cui il progetto portato avanti da Confapi insieme al consorzio Seci e gruppo Free Luce e Gas, tra i primi del territorio a muovere i passi. Tre le comunità energetiche pronte a partire, più di venti le aziende coinvolte di cui la maggior parte del sistema Confapi, per impianti da 600 megawatt.
«E’ da aprile 2022 che attendiamo l’uscita del decreto che ci consentirebbe di partire - denuncia Francesco Fabianelli della Seci srl – l’ultima notizia risale a gennaio scorso quando è stato mandato a Bruxelles ma a tutt’oggi l’Italia, che già in materia procede con un forte ritardo, non l’ha pubblicato».
Di comunità energetiche rinnovabili si inizia a parlare a livello europeo con la direttiva Red II dell’11 dicembre 2018.
«I primi a subire i danni siamo noi - dice Michele Marinelli, presidente di Confapi – dobbiamo giustificare lo stop alle aziende e, nel frattempo, qualcuna va da sola. Se fossimo partiti come era nelle nostre intenzioni, già lo scorso anno, con quei vertiginosi aumenti di energia, le aziende avrebbero avuto un bel risparmio e invece molte sono andate in difficoltà».
«Siamo stati un gruppo precursore muovendoci in questo settore già nel 2005 – dice Umberto Paparelli di Free Luce e Gas – nel 2020 abbiamo iniziato a investire un milione di euro sul sistema informatico e sulla contrattualistica. Il progetto ha un vantaggio economico, perché consente risparmi alle aziende, ambientale perché punta sulle energie rinnovabili e sociale perché riduce la povertà energetica. Non si capisce il motivo per cui non si accelera». «Abbiamo bisogno – conclude Fabianelli - di avere e di dare tempistiche veritiere». Leggi l'articolo completo suIl Messaggero