Collescipoli: nervi tesi tra alcuni abitanti e il parroco, don Albin: "Ce l'hanno con me perché sono di colore"

Collescipoli: nervi tesi tra alcuni abitanti e il parroco, don Albin: "Ce l'hanno con me perché sono di colore"
Rapporti tesi nel borgo di Collescipoli tra alcuni abitanti e il parroco. I primi criticano il sacerdote per la scelta di ospitare una famiglia presso la “Casa del...

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Rapporti tesi nel borgo di Collescipoli tra alcuni abitanti e il parroco. I primi criticano il sacerdote per la scelta di ospitare una famiglia presso la “Casa del sorriso”, una struttura della parrocchia, già adibita per l’ospitalità delle persone in difficoltà e per attività cattoliche. Questa volta, secondo alcuni residenti, chi occupa la struttura non sarebbe nelle condizioni di bisogno in quanto il capo famiglia avrebbe un lavoro che gli assicurerebbe uno stipendio discreto.

«Perché – si chiedono – non riservare l’immobile a chi ne ha effettivo bisogno? Chi c’è ora, non sarebbe in condizioni economiche così svantaggiate da giustificare l’ospitalità che potrebbe essere riservata a chi è in seria ed evidente difficoltà. Si tratta di una famiglia che non ha problemi – dicono – il marito lavora, il figlio è grande e, da quello che ha raccontato la moglie, avrebbero venduto una casa a Terni e sarebbero in attesa di trovarne un’altra. Della questione – insistono – è stato informato anche il vescovo». Ad alimentare il malcontento anche il fatto che la vedova, che era ospitata in precedenza, era stata mandata in un’altra struttura a causa dei danni del terremoto e la casa, successivamente, "affidata" a questa famiglia. «Non rispondo a chi si trincera dietro l’anonimato – ribatte il parroco, don Albin Kouhon – sono sei anni, da quando sono a Collescipoli, che combatto con le calunnie. Diverse volte sono andato a denunciare ai carabinieri e c’ho messo la faccia, a differenza di chi mi critica. Se c’è qualcosa da ridire sul mio operato, allora me lo si dica in faccia, se ne discuta insieme. Ma questo non è mai avvenuto. La verità è che qualcuno ce l’ha con me, sin dal mio arrivo, perché sono di colore». Pur non entrando nello specifico della vicenda, proprio per non rispondere a chi lo attacca alla spalle e non frontalmente, don Albin Kouhon sostiene che: «lo stato di bisogno di una persona non è quantificabile e qualificabile solo dall’aspetto che mostra all’esterno». Sarebbe una valutazione superficiale e non attendibile. «E’ nel privato – dice il sacerdote – che poi vengono alla luce certe difficoltà». Rispetto al suo operato don Albin non ha dubbi: «sono abbastanza responsabile – sottolinea – da non agire in maniera avventata». Rispetto invece alla situazione con “l’inquilina” precedente, il parroco ci tiene a sottolineare un paio di aspetti.

«La signora non è stata cacciata, è stata allontanata e ospitata in un’altra struttura perché con il terremoto del 2016 la casa aveva subito dei danni – racconta il sacerdote - Era stata lei stessa a chiamare i vigili del fuoco per una verifica. Sono passati cinque anni dall’epoca, nel corso dei quali ho dovuto eseguire dei lavori, sono venuti ingegneri, architetti, ho seguito una lunga trafila per riottenere l’agibilità dell’immobile. E’ evidente che si sta cercando di screditare, gratuitamente, la mia persona».

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Il Messaggero