Città di Castello, agente e moglie trovati morti nel garage di casa: omicidio suicidio

Città di Castello, agente e moglie trovati morti nel garage di casa: omicidio suicidio
CITTÀ DI CASTELLO - Tragedia a Uppiano, nella periferia tifernate, dove un poliziotto del locale commissariato ha sparato alla moglie e poi si è tolto la vita con la stessa...

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CITTÀ DI CASTELLO - Tragedia a Uppiano, nella periferia tifernate, dove un poliziotto del locale commissariato ha sparato alla moglie e poi si è tolto la vita con la stessa arma, un fucile.


L’uomo, Yuri Nardi, 41 anni originario di Città di Castello, secondo le prime ricostruzioni ieri nella prima serata avrebbe fatto fuoco contro la moglie, Laura Arcaleni, nel garage della loro casa in campagna, con molta probabilità dopo una lite forse per motivi di gelosia.



Ha imbracciato il fucile e le ha sparato. Ma dopo il gesto evidentemente non ha retto: ha visto il corpo senza vita della donna, tutto quel sangue e ha pensato di farla finita. E con la stessa arma con cui ha messo fine alla vita della moglie si è accanito contro se stesso. Ha rivolto la canna verso di sé e ha premuto per la seconda volta il grilletto. Caduti assieme nella casa che, racconta chi li conosceva, avevano da poco ristrutturato.



È lì che li hanno trovati senza vita intorno alle venti. A dare l’allarme un socio d’affari di Laura che era andato a trovarla nella casa di Uppiano. L’uomo ha chiamato il 113 e sul posto quindi sono arrivati gli stessi colleghi di Nardi, che si sono trovati davanti una scena davvero impressionante.

Insieme a loro, anche uomini della squadra mobile, la polizia scientifica e Manuela Comodi, il magistrato di turno.



Gli investigatori stanno comunque cercando di capire l’esatta dinamica della tragedia e soprattutto le motivazioni di un gesto che, in paese, appare a tutti assurdo e incomprensibile.



Chi li conosceva, infatti, a caldo non avrebbe saputo spiegare le cause del gesto di Nardi, raccontando di una coppia normale e, almeno apparentemente, senza problemi. Sposati dal 2006, entrambi lavoratori, senza figli, una bella casa e in pubblico nessun litigio. Si parlerebbe di un movente legato alla gelosia, ma ieri sera ancora l’ipotesi era al vaglio degli investigatori.



L’agente della squadra volante, stimato da tutti e autore di un gesto per questo ancora più incomprensibile, ha sparato alla moglie che gestiva una comunità per il recupero di tossicodipendenti (41 anni anche lei originaria di Città di Castello) direttamente alla testa con un fucile a pompa di grosso calibro, che deteneva per uso sportivo. E ha rivolto poi alla sua testa quello stesso fucile.


«Quanto successo è un fatto doloroso che rattrista noi come polizia di Stato e l'intera comunità di Città di Castello»: a dirlo è il questore di Perugia Carmelo Gugliotta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero