Chiusura Bct, l'opposizione: «Torni ad essere un luogo di cultura e aggregazione»

Foto dalla pagina Facebook di Bct - Biblioteca Comunale Terni
TERNI        La Bct venga riaperta a regime completo.  Sono state diverse le segnalazioni sulla situazione della Bct, che non funziona come dovrebbe....

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TERNI        La Bct venga riaperta a regime completo.  Sono state diverse le segnalazioni sulla situazione della Bct, che non funziona come dovrebbe. Vengono da studenti, studiosi, educatori, che sono tutti d’accordo nell’affermare che la biblioteca deve tornare ad essere il punto principale di associazione culturale della città. Si sono fatti portavoce di queste istanze i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, del Pd, di Senso Civico e di Terni Immagina, che vogliono ripristinare un luogo «di studio, di aggregazione, di iniziative culturali». Ad oggi, infatti, la biblioteca è aperta solo per il servizio di prestito dei libri, in seguito agli effetti del Coronavirus, e con orario ridotto; non si possono più frequentare le aule studio, che sono state chiuse. «Questo stato delle cose colpisce tutti coloro che preparano gli esami universitari e non, i concorsi, tutti coloro che vogliono tenersi aggiornati. Bct è inoltre un sano luogo di aggregazione, soprattutto nei mesi estivi, quando le scuole sono chiuse. Numerose biblioteche pubbliche  hanno riaperto all'indomani della fase 2, utilizzando chiaramente tutti gli accorgimenti del caso» spiegano in una nota i consiglieri. «Più di una biblioteca, infine, ha riattivato iniziative culturali aperte al pubblico. La scelta dell'amministrazione comunale di Terni è stata quella, più facile e più comoda, di rinunciare a utilizzare questo grande spazio culturale e aggregativo, mandando il messaggio che della Bct, della cultura, dello studio si può fare a meno». L’argomentazione è questa: se sono possibili il calcetto, l’aggregazione in locali pubblici ed altre attività simili, perché vietare uno spazio utile come la biblioteca? Perchè, concludono, «La città e in particolare le nuove generazioni non possono permettersi ulteriori vuoti e assenze».
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Il Messaggero