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PERUGIA - Terrorismo ed eversione, la battaglia prosegue anche in Umbria. Con indagini e procedimenti penali già avviati solo nell'ultimo anno, che hanno portato addirittura a minacce nei confronti degli inquirenti. Un particolare confermato dal procuratore generale Sergio Sottani nella relazione al pg della Corte di cassazione in previsione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2024. In sei pagine fitte di casi e numeri, Sottani traccia un quadro dei reati commessi nel distretto umbro e ovviamente anche la risposta del sistema giustizia.
Come ricordato ieri, restano preoccupanti i fenomeni legati a droga, furti e soprattutto criminalità minorile, ma nella sua approfondita disanima il procuratore generale sottolinea anche l'impegno contro l'eversione: «Per quella interna sono state condotte indagini nei confronti di soggetti appartenenti ad ambienti anarco insurrezionalisti – spiega Sottani -. Gli esiti non hanno trovato al momento persuasivo conforto giudiziale, anche se si è nella fase delle indagini, per cui è necessaria un’ulteriore verifica processuale, prima di formulare un giudizio più accurato al riguardo». «Tuttavia – prosegue -, va segnalato come i gruppi di riferimento abbiano indirizzato nei canali social delle intimidazioni nei confronti di alcuni magistrati del distretto».
Lo stesso Sottani martedì aveva annunciato un innalzamento dei sistemi di controllo agli ingressi di obiettivi sensibili come gli uffici giudiziari o i nuovi protocolli per gli eventi: «Lo scenario globale di geopolitica, mutato dopo i fatti dello scorso 7 ottobre – spiega il pg nella sua relazione con riferimento all'attentato di Hamas -, impone una particolare cautela al riguardo. Non va dimenticato infatti che nel 2006, poco dopo l’entrata in vigore della legge n. 155 del 2005 (per il contrasto del terrorismo internazionale, ndr) vennero individuati, e poi condannati, soggetti estremisti islamici radicalizzati che svolgevano attività a Ponte Felcino, cioè nell’immediata periferia di Perugia, in un locale adibito a moschea, volta all’addestramento ad attività con finalità di terrorismo, anche internazionale». Un precedente, quindi, per cui l'Umbria è abituata a tenere la guardia altissima. Che non significa allarmismo – che appunto darebbe solo ragione e forza a chi magari vuole solo creare panico e paura nella popolazione – ma mettere in atto continue e mirate pratiche di attenzione e prevenzione. Senza mai dare nulla per scontato.
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