Il giudice vuol bloccare il ritorno di Capecchi. Ricorso del pm, i venti giorni a casa dopo 3 anni in Perù sono in bilico

Riccardo Capecchi a Lima con i suoi avvocati
Dieci giorni dopo aver concesso a Riccardo Capecchi la...

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Dieci giorni dopo aver concesso a Riccardo Capecchi la possibilità di ritornare in Italia, dalla sua famiglia a Castiglione del Lago, il tribunale peruviano di Lima potrebbe mettersi di traverso e ritornare sui propri passi. La possibilità concreta che al fotografo castiglionese non venga concesso quanto il giudice aveva approvato è molto elevata. «Stanno facendo di tutto per spingermi dentro un pozzo», dice Riccardo al termine di una settimana in cui i suoi avvocati gli hanno comunicato che la Camera penale della Corte di appello ha programmato un’ulteriore udienza dopo che il pm ha presentato un ricorso in merito alla delibera con la quale gli era stato concesso il permesso di viaggio per motivi umanitari. Il pm ha chiesto l’annullamento della delibera. Nei primi giorni della settimana Riccardo saprà se quei venti giorni che gli sarebbero serviti per riabbracciare i familiari dopo 3 anni in cui è stato costretto in Perù, saranno o meno confermati. L’aria che respira lo stesso Capecchi a Lima è quella di chi deve fare i conti con una nuova ed enorme delusione: «Quando era stata vinta l’udienza precedente con la concessione del permesso di viaggio ho faticato ad esultare». Gli avvocati di Capecchi sono rimasti sorpresi dal dietrofront e trapela malcontento anche per come sia stata data priorità al ricorso del pm. Riccardo ha ricevuto la notizia con un sorriso amaro: «In tre anni abbiamo presentato molte richieste anche soltanto per riavere indietro la mia attrezzatura da fotografo: mai avuto risposte. Figuriamoci se adesso mi mandano a casa con un permesso». A mancare pare essere stato anche un intervento da parte dell’ambasciata italiana al fianco di Capecchi. Con un processo entrato nella parte decisiva soltanto a tre anni dai fatti e con una continua ed estenuante serie di ritardi, la decisione del giudice per il permesso di 20 giorni poteva essere interpretata anche come un’apertura nei riguardi di Riccardo, sempre presente in aula, sempre ligio alle regole imposte considerato anche che l’impedimento di lasciare il paese può durare al massimo 9 mesi. Cioè lo stesso periodo di tempo che Riccardo ha trascorso nel carcere di massima sicurezza di Lima. Da pochi giorni sono trascorsi tre anni da quando Riccardo è arrivato per un servizio fotografico in Perù, ed è stato coinvolto, per via di un’auto intestata, in una storia per la quale è accusato di traffico internazionale di droga con la richiesta di 16 anni di carcere.

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Il Messaggero