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Una domenica calcistica dilettantistica umbra. In campo il Val di Pierle e il Pierantonio. Molti spettatori, però, non guardavano la partita, perché distolti da altro. Nel Val di Pierle giocava Lorenzo Capanni, che si portava il figlioletto. Il bambino, mentre il papà giocava, si dilettava vicino agli spogliatoi a palleggiare. E lo faceva così bene, da attirare l'attenzione e lo stupore di tutti. Si chiamava Gabriele. Oggi, dopo più di quindici anni, Gabriele Capanni è calciatore professionista. Con la Ternana calca la serie B. «A mio padre - dice l'attaccante esterno - devo molto. E' stato fondamentale. Mi ha sempre incoraggiato, seguito e consigliato». Umbro, classe 2000, nato a Città di Castello. Il percorso calcistico lo riporta in Umbria dopo le giovanili del Milan e le esperienze a Novara, Catania e Cesena. In rossonero, tra l'altro, era in convitto con Tommaso Pobega, ex rossoverde e oggi in Nazionale. A Terni, in due anni, ha potuto prendere esempio da compagni di reparto di alto spessore, come Cesar Falletti, Anthony Partililo, Alfredo Donnarumma, Andrea Favilli e Stefano Pettinari. Ora che ha superato i problemi fisici e sta cominciando a trovare minutaggio, si è guadagnato pure le simpatie e la stima di tanti tifosi. «Li ringrazio. Mi fanno sentire tutto il loro calore. Io cerco sempre di fare del mio meglio». I tifosi, ma anche la città. «E' il secondo anno che sono qui. Mi ci trovo bene. Mi piace fare passeggiate in centro. Mi sono anche fatto nuovi amici. E poi, ho trovato uno spogliatoio in cui mi trovo bene». A volere in rossoverde Gabriele Capanni è stato l'allenatore, Cristiano Lucarelli. «Il mister - dice - mi aveva già allenato a Catania. Con lui mi sono trovato bene. Infatti, quando è venuto a Terni, mi ha chiamato». Il primo anno, però, il Milan preferì mandarlo al Cesena. Arrivò l'anno dopo, con la Ternana neopromossa in serie B. Ma è stato bloccato da tanti problemi fisici. Un anno difficile, quasi sempre lontano dal campo, ritrovato solo all'ultima giornata. Ora, però, sta bene. «Partita dopo partita, spero di prendere ulteriore minutaggio. Lo scorso anno mi sono anche operato, in Spagna. Sono stato fermo sei mesi, ma anche dopo le riabilitazioni era difficile.
Il Messaggero