Perugia, al calcetto come sul ring: pugni e graffi, arriva la polizia

Perugia, al calcetto come sul ring: pugni e graffi, arriva la polizia
PERUGIA - Mercoledì di Coppa. Mitico. Gli anni d'oro del grande Real, della coppa dei Campioni e non ancora Champions, della coppa delle Coppe e della coppa Uefa. Bene, nel...

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PERUGIA - Mercoledì di Coppa. Mitico. Gli anni d'oro del grande Real, della coppa dei Campioni e non ancora Champions, della coppa delle Coppe e della coppa Uefa. Bene, nel calcio moderno di partite ogni giorno della settimana ecco chi preferisce il mercoledì di Coppa giocarselo invece di vederlo: giocarselo sui campetti dei tornei amatoriali, calcio a cinque e più persone in campo che sugli spalti, fischio d'inizio dopo una giornata di lavoro. Poi magari ci scappa pure per una pizza con i compagni di squadra tra un fritto, una birra e i commenti post gara.




Bello, bellissimo. Una passione che accomuna centinaia di persone. Peccato che sempre più spesso la passione trabocchi, trasformando i campetti dei tornei amatoriali in ring. Con le mani che non stanno più a posto e iniziano a roteare sulle facce degli avversari, con i tackle che minuto dopo minuto si fanno sempre più cattivi finché la situazione sfugge completamente di mano.



Proprio quanto successo a San Mariano mercoledì sera. Gara accesa e tirata, quella fra Solo Intimo e Arancia Meccanica, la voglia feroce di superarsi che travalica il fatto sportivo e diventa violenza pura: al punto da far scendere in campo direttamente la polizia. Gli agenti della volante, diretti da Adriano Felici, vengono chiamati da qualcuno che sta seguendo la gara e capisce immediatamente il brutto evolversi della situazione. Non si sbaglia, chi chiama il 113: quando arriva la polizia le due squadre se le sono già date. E quanto trovano gli agenti lascia poco spazio alle interpretazioni: ecchimosi sugli occhi e volti graffiati fanno facilmente ricostruire quanto capitato.



Giocatori e tecnici assistono così al secondo appello: dopo quello canonico dell'arbitro prima della gara, ecco quello dei poliziotti che “dettano” ai colleghi in sala operativa nomi e cognomi dei partecipanti alla gara e alla zuffa per la loro identificazione. Per fortuna, finisce qui. Nessuno si fa particolarmente male e nessuno fa denuncia. Ma certo che il livello di tensione sempre più alto, anche nei campetti, fa pensare. «Ho avuto paura delle botte visti anche gli ultimi eventi che hanno riguardato i direttori di gara» ha confidato l'arbitro del match ai poliziotti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero