Buoni propositi/Perchè Colaiacovo attacca Eurochocolate

Il presidente Carlo Colaiacovo
Dispotico, ma vincente, c’è solo un tema in cui Carlo Colaiacovo difetta per mancata vocazione all’ascolto, la politica. Numero uno per la vendita delle banche,...

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Dispotico, ma vincente, c’è solo un tema in cui Carlo Colaiacovo difetta per mancata vocazione all’ascolto, la politica. Numero uno per la vendita delle banche, fece guadagnare milioni agli azionisti dell’antica Cassa di Risparmio quando passò in Unicredit, primo Paperone dell’Umbria per bilanci d’impresa e utili, inarrivabile nella gestione della Fondazione Carisp, tra le poche in Italia a poter mostrare i muscoli. Ma dovesse mai raccogliere voti finirebbe, come (quasi) tutti i tycoon nostrani, con lo zero virgola. Forse neanche gli interessa, perché sa benissimo di avere in questo modo una vista privilegiata proprio sulla politica. Così, dal balcone della sua Fondazione gestita, ci perdoni, in modo originale, ieri ha lanciato un paio di palate di cui oggi s’attende risposta. Con la scusa della domanda sul futuro Turreno che la Fondazione donerà a Comune e Regione, Colaiacovo ha diserbato la scelta di continuare a tenere Eurochocolate in centro a Perugia perché porta (parole sue) più immondizia che denaro: nei salotti cittadini meglio il turismo d’elite. Quindi ha asfaltato la gestione dell’aeroporto spiegando (sempre parole sue) di essere stato costretto a farsi fare una relazione dal socio di maggioranza (Sviluppumbria) in cui il presidente Agostini giurava di non volere chiudere baracca. Una relazione necessaria a convincerlo a sborsare gli annuali 850mila euro per Sant’Egidio e a fugare quanto ventilato dalla Regione di chiudere l’aeroporto e investire nei treni ad alta velocità. La palata magnum però, arriva alla fine sull’immobilismo: in questa Regione (parole sue) non si fanno scelte e nessuno decide più niente. La politica ha le sue ragioni che la ragione non conosce (parole non sue).

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Il Messaggero