Buoni propositi/Come tenere per sempre un posto di lavoro pubblico

Buoni propositi/Come tenere per sempre un posto di lavoro pubblico
PERUGIA - Cari Babbo Natale, signora Befana e genio della lampada, mi appello a voi per avere un posto pubblico vicino a casa con promozione, inamovibilità e per...

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PERUGIA - Cari Babbo Natale, signora Befana e genio della lampada, mi appello a voi per avere un posto pubblico vicino a casa con promozione, inamovibilità e per sempre. Se i personaggi sono riccamente inventati, il desiderio è vero e ampiamente soddisfatto.


Dalle nostre parti (in certi casi) è bastato essersi trovati al momento giusto tra Regione, Provincia o Comuni, avere offerto la propria fedeltà al politico di turno per usufruire della protezione eterna di Nostro Signore Fascicolo. Il limite dell’auspicio esaudito e sconosciuto, perché in realtà il desiderio è rinnovabile. A raccontarlo è la cronaca di questi giorni. Mentre Comuni, Tribunali, procure e relative cancellerie tribolano il vuoto d’organico, le Province godono di ottima salute occupazionale. E se dalle parti provinciali decine d’impiegati popolano l’inutile perimetro della loro scrivania in attesa di una collocazione, a palazzo di Giustizia altri meno numerosi inseguono i posti vuoti con febbricitante utilità. Il caso e il Governo, infatti, ritengono le Province ampiamente superate, così numerosi dei loro addetti, mentre pensano che i Tribunali siano ancora attuali.

Logica vorrebbe questo: prendo impiegati dove non servono più e li metto dove sono utili, anzi indispensabili. Maquandomai. Subito partono le letterine: «Cari Babbo Natale, signora Befana e genio della lampada, mi rivolgo a voi per restare dove sono, vicino a casa, con la mia promozione e per sempre. Amen». Ma non è colpa degli scriventi, anzi loro sono le prime vittime. Bensì di quanti, tra politici e amministratori, li hanno forniti di un posto di lavoro pubblico senza un concorso, fuori da ogni graduatoria, titoli o meriti. Dimenticandosi poi di disinnescarli dopo le feste di Natale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero