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TERNI L’anziano ternano di lui si fidava ciecamente. Quel promotore finanziario del resto era un amico d’infanzia di suo figlio. Gli aveva promesso che avrebbe investito i suoi risparmi in modo oculato e professionale e che i soldi avrebbero fruttato una fortuna. Era stato così convincente che il 75enne ternano, deceduto quattro anni fa senza avere consapevolezza del fatto che i suoi risparmi erano spariti nel nulla, gli aveva affidato ben 100mila euro. Soldi che, stando ai patti tra i due, il broker avrebbe dovuto investire in fondi e polizze ma che invece erano finiti direttamente nel conto corrente del promotore finanziario amico di suo figlio. E’ stato quest’ultimo, dopo la morte di padre, a scoprire l’amara verità. E a rendersi conto che i risparmi di una vita non si trovavano più da nessuna parte. Alla fine l’uomo, cinquant’anni, ternano, che prometteva affari d’oro grazie al ramo investimenti di una banca multinazionale, pressato dai clienti truffati, non ha retto. E’ stato lui a costituirsi con il suo legale raccontando delle enormi difficoltà che aveva per coprire i suoi ammanchi. A seguire la vicenda e ad assistere in questa triste storia il figlio del 75enne ternano è stato l’avvocato, Federico Mattiangeli, specializzato in questa materia. Che, senza finire in un’aula di giustizia per rivendicare il maltolto, è riuscito a chiudere l’accordo col promotore finanziario infedele. Recuperando la somma di 100mila euro che l’ignaro anziano aveva affidato all’amico del cuore di suo figlio, che conosceva da ragazzino e di cui si fidava. “C’è grande soddisfazione per aver riportato i risparmi di una vita di un padre a suo figlio” dice l’avvocato Federico Mattiangeli. Spulciando le carte della triste vicenda emerge che la decisione di affidare i risparmi al 50enne ternano nasce proprio da un rapporto quasi filiale tra cliente e broker. Che prendeva i soldi e che, invece di investirli, li versava direttamente sul proprio conto corrente. Quello che è emerso è che l’anziano deceduto quattro anni fa gli fece una serie di assegni in diversi periodi, tra il 2013 e il 2015. Convinto che gli avrebbero fruttato bene. In alcuni casi il broker avrebbe avuto anche l’accesso diretto al conto corrente della vittima. E in qualche occasione si sarebbe fatto dei bonifici da solo grazie alla falsificazione della firma.
Il Messaggero