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«I destinatari consueti dei comportamenti violenti degli indagati sono sostanzialmente quattro - si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti domiciliari tre operatori della struttura Forabosco di Collestrada con l’accusa di maltrattamenti aggravati nei confronti di ragazzi disabili ospitati - mentre altri utenti, seppur non siano vittime dirette dei comportamenti violenti, in alcuni casi hanno assistito a tali condotte e perciò sono da considerare parimenti persone offese». È quanto si legge nelle 76 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Margherita Amodeo in seguito all’inchiesta dei carabinieri del Nas nel centro psichiatrico alla periferia di Perugia. Indagine nata in seguito alla denuncia (datata dicembre 2021) del padre di un giovane che aveva manifestato sospetti sugli educatori e sugli operatori dopo che il figlio, in almeno due occasioni, era tornato a casa con dei lividi in varie parti del corpo. Gli investigatori piazzano telecamere e cimici, il materiale fotografico è nelle carte di cui è già entrata in possesso la difesa: 230 fotografie, in cui sono piuttosto evidenti le aggressioni come le spinte contro il divano, i calci sferrati sulla pancia, o contro gli stinchi, o contro l’addome, strattonamenti, ginocchia premute sulla nuca di giovani costretti a guardare la parete. È stato immortalato anche un pugno nella schiena mentre uno di loro fa attività sopra il tapis-roulant, accompagnato dall’urlo: «Stai dritto». Le carte raccontano le «espressioni di spavento» dei ragazzi autistici. Nelle didascalie è spiegato: «Afferra con forza il cappuccio della felpa dell’ospite, spingendolo ancora una volta sul bracciolo del divano e costringendolo a sdraiarsi completamente». Un altro «si aggrappa con le mani al soppalco sopra al divano, facendo leva con le braccia, e si solleva dandosi una spinta per colpire con i piedi il torace dell’ospite facendolo cadere rovinosamente sul divano». Oppure: «Omissis si mette le mani davanti al viso in posizione di difesa, palesemente intimidito». E poi: «Evidentemente intimorito si butta sul divano mettendosi in posizione fetale, con le gambe rannicchiate verso l’operatore che lo sovrasta, col chiaro intento di proteggersi». Frasi forti: «Io ti ammazzo, dai fastidio agli altri, vattene». Oppure: «Alzati, alzati, chi t’è mort…» e «Ti piglio a calci». Agli atti ci finiscono anche i dialoghi tra due persone a proposito di un «involucro verosimilmente contenente marijuana»: «Mmh… svampa». E quell’altro racconta di averla tolta dalle tasche e dei timori di essere fermato per strada dalle forze dell’ordine, al punto da percorrere le strade interne. L’ erba, eccessivamente profumata, finirà dentro un guanto di lattice.
Intanto il presidente e legale rappresentane dell’Aurap-Onlus a cui fa riferimento la comunità, Gabriele Ferranti, spiega: «Siamo profondamente turbati da quello che sta emergendo dall’indagine.
Il Messaggero