«C'è una bomba»: Perugia, altro allarme in una scuola di San Sisto. Caccia a una donna

«C'è una bomba»: Perugia, altro allarme in una scuola di San Sisto. Caccia a una donna
PERUGIA - ​«Nella scuola d’infanzia del sud esploderà una bomba». Una voce femminile e tanta paura e preoccupazione scatenati. In particolar modo tra i genitori, dal...

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PERUGIA - ​«Nella scuola d’infanzia del sud esploderà una bomba». Una voce femminile e tanta paura e preoccupazione scatenati. In particolar modo tra i genitori, dal momento che l’obiettivo delle telefonata minacciosa è una scuola d’infanzia. Preoccupazione nella preoccupazione, il fatto che siamo alla seconda chiamata nel giro di pochi giorni.




La prima telefonata è arrivata lunedì pomeriggio al 113. L’altra, nel primo pomeriggio di ieri e stavolta ha visto impegnati i carabinieri. Massima urgenza e priorità a qualsiasi altra situazione lungo le strade: con una telefonata del genere non si può scherzare. E così i militari, diretti dal tenente Lucia Dilio, si sono subito recati nella scuola di San Sisto. I piccoli e gli insegnanti sono stati fatti uscire, mentre i carabinieri valutavano la possibilità di far intervenire gli artificieri.



Possibilità scongiurata ben presto dal momento che i militari hanno potuto appurare come il contenuto della telefonata non fosse assolutamente fondato. Ma è chiaro come il timore fra i genitori dei bambini sia salito notevolmente, dopo il secondo allarme in pochi giorni. I carabinieri sono al lavoro per definire non solo i contorni di quanto successo ieri, ma anche per individuare eventuali collegamenti con l’altra telefonata dal momento che non solo coincidono contenuto e obiettivo della telefonata, ma esattamente come lunedì anche in questo caso la voce che annunciava la presenza di una bomba nella scuola è una voce di donna.



Lunedì la polizia ha stabilito aver telefonato da una cabina, e anche in questo caso sembrano esserci analogie con quanto successo ieri. Tanti elementi da valutare e mettere in fila, dunque. Per arrivare nel minor tempo possibile a capire per quale motivo una scuola dell’infanzia sia stata presa così di mira. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero