Bollette d'oro, commercianti ternani in ginocchio C'è chi si deve trasferire

Bollette d'oro, commercianti ternani in ginocchio C'è chi si deve trasferire
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TERNI All'inizio dell'anno il titolare aveva annunciato il trasferimento del supermercato in locali più piccoli come unica possibilità di sopravvivenza dell'attività, e quindi dei posti di lavoro, a fronte dei rincari astronomici delle bollette. Ora quel trasferimento, slittato di qualche mese rispetto alle previsioni, è a un passo. A settembre Vivo Green si sposterà da vico San Procolo in via Petroni. Al pari di questo supermercato sono diversi gli esercizi pubblici e le attività in città che nell'arco di un anno hanno visto aumentare vertiginosamente le bollette. Una pizzeria del centro, per esempio, in 12 mesi ha visto raddoppiare la bolletta del gas passata nel mese di febbraio da poco meno di 500 euro dell'anno scorso a mille euro di quest'anno. A confermare questo ordine di aumenti è anche Confesercenti Terni. «I costi energetici per le attività economiche cittadine sono aumentati mediamente tra il 30% e il 50% - rivela il direttore Daniele Stellati ma la preoccupazione maggiore è per la prossima stagione. Se in estate bar e ristoranti hanno retto ai rincari perché con i tavolini all'aperto hanno avuto costi di gestione della sala più bassi, nei prossimi mesi questa situazione non ci sarà. In inverno necessariamente i consumi energetici aumenteranno con il rischio serio, anche a Terni, che diverse attività saranno costrette ad abbassare le saracinesche». Ma anche chiudere non sarà semplice. «Veniamo da un periodo post-Covid in cui sono stati concessi degli slittamenti e delle rateizzazioni nei pagamenti prosegue Stellati che comunque ora vanno liquidati». E allora le attività economiche sono costrette a ingegnarsi per far quadrare i conti. «Si va verso una ottimizzazione delle attività cercando di intercettare le abitudini e gli orari della clientela spiega ancora il direttore di Confesercenti basti considerare che in un giorno di festa come il ferragosto in passato più di un supermercato rimaneva aperto. Quest'anno erano quasi tutti chiusi. Così è anche per i ristoranti che già da mesi hanno concentrato le aperture nei week-end o solo la sera». Non va meglio al settore della panificazione, martoriato dal caro bollette ma anche dall'aumento del costo delle materie prime. «Nel nostro settore spiega Lucio Belli, presidente dei panificatori di Confartigianato è stato fortunato chi ha avuto la possibilità dal proprio gestore di avere il prezzo bloccato, almeno per un po'. Ma il caro bolletta si è fatto sentire pesantemente e, stando alle previsioni per i prossimi mesi, non si fermerà qui». Belli punta poi l'attenzione anche sui costi delle materie prime «che dice sono triplicati. Basti pensare allo strutto che a gennaio costava 0,93-0,95 centesimi oggi è arrivato a 2,30-2,50 euro; e alla mozzarella, scontata, oggi costa anche 8,60 euro al chilo. Con questi prezzi a quanto dovremmo vendere la pizza?». A fronte di alcune attività che hanno chiuso «probabilmente per una serie concomitante di cause incluso il caro bolletta», come tiene a precisare Belli, ce ne sono altre, come la sua, che per far quadrare i bilanci e salvare posti di lavoro e stipendi, hanno rinunciato a fare l'ingrosso.


Monica Di Lecce Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero