PERUGIA - Dalle prime ore di mercoledì i carabinieri del Ros di Perugia, coadiuvati dai comandi dell'Arma di Perugia e di altre città italiane, hanno dato esecuzione a 61...
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Contemporaneamente, è stato disposto il sequestro preventivo di beni riconducibili agli indagati per un valore di circa 30 milioni di euro.
Scoperta, dunque, una "cupola" perugina della 'Ndrangheta: secondo gli investigatori, l'organizzazione nel capoluogo sarebbe collegata a una cosca calabrese e secondo quanto appreso dal Messaggero sarebbe attiva ormai da diversi anni nel doppio canale dell'infiltrazione in attività imprenditoriali e commerciali in difficoltà ma anche in quello di approvvigionamento di droga, specialmente cocaina, in arrivo dalla Calabria e spacciata attraverso personaggi che vivono e si muovono a Perugia.
Un «sodalizio 'ndranghetista» come lo definiscono gli investigatori, di cui sono state documentate le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività inprenditoriali in particolar modo nel settore edile, anche attraverso incendi ed intimidazioni con modalità estorsive. I carabinieri parlano di «diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine». Da quanto si apprende, i collegamenti sarebbero con la cosca Farao-Marincola operante principalmente nella zona di Cirò Marina, nel crotonese.
L'inchiesta. Era capeggiata da Natalino Paletta ed operava a Perugia e provincia dal 2008, l'organizzazione 'ndranghetista,collegata alla cosca Farao-Marincola di Cirò sono stati eseguiti anche a Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonchè in Germania.
Sequestrate imprese e immobili. Nell'inchiesta figurano complessivamente 61 indagati. Oltre ai 54 arrestati, altri 7 indagati hanno l'obbligo di dimora. Si tratta in gran parte di calabresi ma anche, in misura minore, di albanesi ed egiziani. I sequestri hanno riguardato 39 imprese, 106 immobili, 129 autoveicoli, 28 contratti assicurativi e 300 rapporti bancari e di credito.
Roberti e Duchini: «Umbria non è Roma». Quello umbro è un «tessuto socio-economico sostanzialmente sano»: lo ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che ha partecipato a Perugia alla conferenza stampa assieme al procuratore distrettuale antimafia di Perugia Antonella Duchini. Presenti anche il comandante del Ros, generale Mario Parente, quello della Legione Umbria dell'Arma, generale Roberto Boccaccio e quello provinciale, colonnello Cosimo Fiore. Per il magistrato «non sono emersi collegamenti con politica e pubblica amministrazione». Roberti ha sottolineato che gli imprenditori vittime delle estorsioni «quando hanno capito che si trattava di un'indagine seria hanno collaborato. Un segnale importante - ha aggiunto -
anche per altre regioni». «L'Umbria non è Roma - ha quindi evidenziato il pm Duchini -, non c'è una criminalità organizzata locale». Il pm Duchini ha quindi rivolto «un appello a cittadinanza e istituzioni a fare comunque massima attenzione». «Questo è un territorio - ha aggiunto - considerato ancora un'isola felice e quindi spesso non vengono colti i segnali di infiltrazioni della criminalità organizzata». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero