Bimba violentata al campeggio, l'animatore orco in carcere. L'ultima follia: spray al peperoncino addosso ai carabinieri

PERUGIA - L'ultima follia, per ora, del 33enne accusato di aver violentato una bambina di sei anni lo scorso agosto in in campeggio sul Trasimeno, nel comune di Magione: spray...

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PERUGIA - L'ultima follia, per ora, del 33enne accusato di aver violentato una bambina di sei anni lo scorso agosto in in campeggio sul Trasimeno, nel comune di Magione: spray al peperoncino spruzzato in faccia ai carabinieri che lo stavano andando a prendere a casa sua, a Jesi, per portarlo in carcere ad Ancona come disposto dal gip del tribunale di Perugia, Piercarlo Frabotta, dopo l'interrogatorio di garanzia della giornata di giovedì.

Il giovane si trovava agli arresti domiciliari, ma l'aggravamento della misura è stato disposto dopo che il giovane (assunto nel campeggio al Trasimeno come animatore a metà luglio dopo aver inviato un curriculum via mail e poi aver sostenuto un colloquio online) prima dell'interrogatorio si era allontanato da casa per un paio d'ore. 

Il gip ha comunque segnalato all’autorità penitenziaria l’opportunità che il giovane venga assegnato al carcere di Milano-Bollate dove è attiva una struttura specializzata nel seguire autori di reati sessuali. Come chiesto dal suo difensore, l’avvocato Stefano Migliorelli. La decisione di aggravare la misura cautelare è stata presa dal gip su richiesta del pubblico ministero e dopo l’interrogatorio di garanzia relativo a quella precedente degli arresti domiciliari. Dai quali si era allontanato nei giorni scorsi per qualche ora, venendo denunciato per evasione dai carabinieri ai quali il padre aveva dato l’allarme notando la sua assenza da casa. Il gip ha poi preso atto della «impellente necessità di cura» segnalata dal difensore del trentatreenne. E lo stesso legale aveva parlato della «elevata pericolosità sociale» del proprio assistito.

L’uomo, già condannato dal tribunale di Ancona per un altro episodio di violenza, aveva inviato curriculum falsi a varie strutture ricettive. Riuscendo quindi a farsi assumere da quella in provincia di 


Perugia dalla quale è stato licenziato subito dopo che il padre della bambina, lì in vacanza con la famiglia, aveva denunciato gli abusi. Nel corso delle indagini i carabinieri umbri avevano quindi trovato «un numero rilevante» di immagini pedopornografiche nello smartphone dell’indagato.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero