TERNI Non c'è ancora pace per gli avvocati ternani che hanno visto la spaccatura netta del nuovo consiglio dell'Ordine, durato poche ore per le dimissioni di sei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lancia ed altri cinque componenti (Elisa Esposito, Alessia Solini, Paolo Cipiccia , Antonio Barbarisi e Andrea Camilli) hanno deciso di chiudere subito il discorso abbandonando definitivamente il Consiglio. «La sofferta decisione di rassegnare le dimissioni assunta da parte della maggioranza dei consiglieri - scrivono in una nota - si è resa necessaria ed improcrastinabile alla luce della scelta operata da una parte del Consiglio di attribuire le cariche in totale difformità rispetto alle chiare indicazioni offerte dagli iscritti ed emerse dalla tornata elettorale».
A stretto giro la risposta di Stefania Cherubini: «Il Consiglio dell'Ordine di Terni democraticamente eletto ha votato le cariche istituzionali in piena libertà e secondo la legge - scrive la Cherubini - nel voto è stata pienamente rispettata la volontà degli elettori che hanno designato consigliere le avvocate. Non altrettanto si può dire di chi, dopo essere stato eletto, mette a rischio di commissariamento un intero foro costringendo i colleghi a nuove elezioni per ambizioni che appaiono quindi illegittime e personalistiche. L'aver riportato un ottimo risultato e aver conseguito più voti è lusinghiero ma, per fortuna, in un sistema democratico e in un organo collegiale, non sostituisce la legge che prevede espressamente l'elezione a maggioranza degli aventi diritto».
Fabio Lancia ha risposto alle accuse della collega: «Invito Stefania Cherubini alla continenza delle espressioni, rigetto le accuse di personalismi, forse propri di chi in altri li vede, la decisione assunta dalla maggioranza dei consiglieri, non a cuor leggero, è la doverosa risposta a metodi non condivisibili».
Ora, arriverà il commissario con le elezioni che dovranno essere ripetute entro 120 giorni E c'è comunque il nodo incandidabilità di sei consiglieri che, anche se per pochi giorni, avrebbero effettuato il secondo e ultimo mandato possibile. A dipanare la matassa il Consiglio nazionale forense. Un'ordinanza, sempre dello stesso Consiglio, firmata nel 2022 potrebbe rimetterli in gioco, mentre una sentenza della Cassazione li bloccherebbe. Insomma, è ancora tutto in bilico.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero