Auto di lusso in leasing non pagate e rivendute: quattro alla sbarra

Auto di lusso in leasing non pagate e rivendute: quattro alla sbarra
Si è aperto ieri a Perugia il processo contro quattro persone - accusate di essersi «associate tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di reati di...

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Si è aperto ieri a Perugia il processo contro quattro persone - accusate di essersi «associate tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di reati di truffa e appropriazione indebita ai danni di istituti di credito, società commerciali e società di leasing». Al centro dell’indagine una società con sede a Romeggio di Umbertide e 25 auto che, secondo la ricostruzione, sono state acquistate con la formula del leasing, pagate solo in parte e poi rivendute. Il valore complessivo delle auto si aggira intorno agli 850 mila euro, nell’elenco compaiono Mercedes da 80 mila, Alfa Romeo da 70 e una Jeep superaccessoriata da 73 mila. I fatti contestati vanno dal 2017 al 2018. 

Ieri nel Palazzo di Giustizia di via XIV Settembre si è aperta l’istruttoria. Il processo si svolge davantii al collegio composto dai giudici Carla Giangamboni, Lidia Brutti ed Elena Mastrangeli. I reati contestati dalla Procura umbra vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, passando per l’appropriazione indebita e la bancarotta. La società al centro dell’inchiesta - si legge negli atti - è «solo all’apparenza operativa ma con sede inesistente». Precisa il pm: «Sorge infatti solo un casolare di montagna diroccato, isolato e in stato di abbandono». Come hanno fatto dunque a ottenere i finanziamenti? «Facendo apparire, mediante presentazione di bilanci ed altri documenti falsi, una florida realtà aziendale con 24 dipendenti e un fatturato superiore ai cinque milioni di euro, hanno conseguito il possesso di 25 autovetture dalle società di leasing, e dopo aver pagato solo le rate iniziali del contratto di locazione finanziaria, omettevano gli ulteriori pagamenti, rimanendo in possesso dei veicoli locati che rivendevano o tentavano di rivendere a terzi». In più i quattro imputati - originari di Isernia, Chieti, L’Aquila e Teramo - «distraevano, occultavano o dissipavano in tutto o in parte i beni della società fallita cagionando pregiudizio ai creditori». In questo processo - la prossima udienza è in calendario a novembre - sono impegnati gli avvocati Roberto Erasti, Corrado Viazzo, Enrico Mazzarelli, Alfonso di Giminiani, Nicola Rago e Rosanna Marulli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero