Autismo e zero servizi sul territorio, la denuncia: «Noi genitori costretti ad andare fuori dall'Umbria»

Autismo e zero servizi sul territorio, la denuncia: «Noi genitori costretti ad andare fuori dall'Umbria»
PERUGIA - «La terapia comportamentale? Ce la paghiamo noi. Tra i 400 e gli 800 euro al mese. A cui dobbiamo aggiungere logopedia e neuropsicomotricità. Praticamente...

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PERUGIA - «La terapia comportamentale? Ce la paghiamo noi. Tra i 400 e gli 800 euro al mese. A cui dobbiamo aggiungere logopedia e neuropsicomotricità. Praticamente un genitore lavora per pagare le terapie. E le nostre famiglie sono disperate».

È arrabbiata Chiara Bacci, presidente dell'associazione AltrEmenti insieme per l'autismo, che a nome delle cinquanta famiglie associate (solo tra Corciano e Città della Pieve) denuncia la mancanza di servizi sul territorio tanto da essere costretti ad andare fuori regione, dalla Toscana alle Marche al Lazio, per aiutare i loro bambini. In una lettera aperta inviata al presidente dell'Unione dei Comuni del Trasimeno, Matteo Burico, al direttore Usl 1 Trasimeno Emilio Paolo Abbritti e al presidente dell'Assemblea legislativa Marco Squarta, i genitori ricordano un incontro con le istituzioni di ormai sei mesi fa caduto nel vuoto. «Chiediamo invece una presa di coscienza seria, chiediamo che vengano attuati i servizi necessari per accompagnare le famiglie e smettere di far sentire i genitori soli e abbandonati». Un problema reale che riguarda, secondo gli ultimi dati, 800 famiglie solo nel comprensorio del Trasimeno. «Non esiste alcuna presa in carico seria e responsabile per l'autismo e nemmeno un servizio di neuropsichiatria infantile che si occupi dei soggetti con autismo e fornisca loro le terapie necessarie, per efficacia e quantità, e, per questo motivo, negli ultimi anni moltissime famiglie hanno iniziato un pellegrinaggio in tutta Italia», denuncia AltrEmenti. Che nel frattempo si è organizzata per offrire ai soci attività con professionisti da poter svolgere in Umbria. «La nostra associazione – spiegano - non è in grado di offrire gratuitamente queste terapie ma i professionisti che collaborano prestano il loro servizio attraverso una tariffa agevolata. Le terapie che dovrebbero essere garantite ai nostri figli dal servizio sanitario nazionale non solo non lo sono ma le famiglie si trovano a sovraccaricarsi di un costo rilevante, con la conseguenza che chi non può permettersele non cura i propri figli».


Un dramma per cui – dopo l'interessamento del presidente Squarta grazie al quale si è ottenuto che almeno le terapie cognitivo comportamentali fossero inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti, ma che avrà ricadute pratica solo tra un po' di tempo – era stato proposto ai Comuni del Trasimeno di attivare una convenzione tra territorio e associazione, «per sollevare le famiglie dal peso del costo mensile delle terapie. Ma – chiude Bacci - ad oggi non c'è stato alcun seguito alla richiesta». E le famiglie chiedono risposte. Per i loro figli.
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Il Messaggero