Ast, presentati più di 500 certificati medici L'azienda attiva la cassa integrazione per più di duemila dipendenti

Ast, presentati più di 500 certificati medici L'azienda attiva la cassa integrazione per più di duemila dipendenti
La piogga di certificati medici è diventata una tempesta: il 19 marzo in Ast mancavano circa 500 operai e quindi l'azienda ha deciso di attivare la cassa integrazione...

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La piogga di certificati medici è diventata una tempesta: il 19 marzo in Ast mancavano circa 500 operai e quindi l'azienda ha deciso di attivare la cassa integrazione ordinaria, anche se con motivazione inerenti la difficoltà di reperire materiale per lavorare. «Considerato il generalizzato blocco della maggior parte delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali che hanno reso difficilissimo, per altro, anche il reperimento delle materie prime e dei semilavorati, vista l’impossibilità di garantire la normale operatività delle proprie attività, si trova nella necessità inderogabile di dover sospendere e/o ridurre le attività produttive». La comunicazione è arrivata giovedì ad rsu e segreterie dei metalmeccanici (oltre che a Confindustria) da parte di Ast, che ha richiesto l’accesso alla cassa integrazione ordinaria per covid-19, sulla scorta del decreto Cura Italia, a decorrere dalla giornata di sabato 14 marzo e per un massimo di due settimane, fino ad un massimo di 2.305 dipendenti (rispetto ad un organico di 2.335), di cui 1.683 operai, 497 impiegati e 125 quadri.


In mattinata era già partita da parte delle segreterie territoriali dei metalmeccanici la richiesta di esame congiunto della procedura.«In una condizione di eccessiva difficoltá, di paura e di grande rabbia per l’impotenza che si prova di fronte ad una pandemia per ora difficilmente arrestabile – hanno scritto le rsu -, lavorare è veramente complicato. E lo è ancora di più quando si ha la percezione di subire diverse provocazioni da chi in azienda è ai vertici e comodamente da casa ci dice che possiamo stare tranquilli e lavorare serenamente. E lo è ancora di più, quando si ha la consapevolezza che l’area a caldo per diverse legittime ragioni è ferma da giorni e lo sarà almeno fino a venerdi, producendo nei prossimi giorni un inevitabile scarico delle linee dei freddi e, nel contempo, si ricerca strumentalmente con una serie di azioni probabilmente programmate, il contrasto sindacale e le iniziative di mobilitazione». Il comunicato fa evidente riferimento alla lettera in cui l'ad Massimiliano Burelli aveva ringraziato i dipendenti per l'impegno e aveva assicurato sulla correttezza delle modalità con cui veniva svolto il lavoro in fa e sulle precauzioni prese per permettere agli operai di lavorare in sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero